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Il pensiero di un santo: amore di sé o amore di Dio

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Più volte papa Leone XIV si è definito «figlio di sant’Agostino». Chi era Agostino? Cosa ha scritto e quale eredità spirituale lascia oggi? Vi proponiamo un viaggio in quattro puntate pubblicato su Credere n. 28/2018 per scoprire più da vicino questo gigante della storia della Chiesa e la sua spiritualità che segna profondamente quella del Pontefice americano. Leggiamo insieme alcuni dei suoi pensieri.

di fratel Michael Davide Semeraro

«Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto. Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era un’altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come l’olio che galleggia sull’acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato» (Confessioni, 7,10,16).

«Ama e fa’ ciò che vuoi: se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore; nel profondo del tuo cuore ci sia la radice dell’amore: da questa radice non può nascere che il bene» (Commento sulla Prima lettera di Giovanni, VII, 8).

«Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L’uomo nuovo conosce il canto nuovo. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione d’amore. Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo. Che cosa sia questa vita nuova, dobbiamo saperlo in vista del canto nuovo. Infatti tutto appartiene a un solo regno: l’uomo nuovo, il canto nuovo, il Testamento nuovo. Non c’è nessuno che non ami, ma bisogna vedere che cosa ama. Non siamo esortati a non amare, ma a scegliere l’oggetto del nostro amore. Ma che cosa sceglieremo, se prima non veniamo scelti? Poiché non amiamo se prima non siamo amati» (Discorsi, 34,1-3).

«Due amori hanno costruito due città: l’amore di sé ­no al disprezzo di Dio ha costruito la città terrestre; l’amore di Dio ­no al disprezzo di sé ha costruito la città celeste. L’una si gloria di se stessa; l’altra, in Dio» (La Città di Dio, XIV, 28).

 

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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