Il Giovedì santo Gesù istituisce l’Eucaristia, anticipando nel banchetto pasquale il suo sacrificio sul Golgota.
Per far comprendere ai discepoli l’amore che lo anima, lava loro i piedi. “Il Signore e il Maestro” si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano, offrendo ancora una volta l’esempio in prima persona di come loro stessi dovranno agire.
Lavare i piedi è un gesto evidente e concreto di un umile e pratico servizio al fratello, senza esitazione di fronte alle necessità di chinarsi, di umiliarsi, di servire.
Ci ha mostrato, inoltre, con l’esempio, che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore, che si china su di noi; non possiamo farne a meno, non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l’amore vero consiste nel servizio concreto.
L’Eucaristia è l’amore che si fa servizio.
È la presenza sublime di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, soprattutto i più deboli, per renderli capaci di un cammino di testimonianza tra le difficoltà del mondo. Non solo.
Nel darsi a noi come cibo, Gesù attesta che dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi una vera comunione di vita con quanti sono nel bisogno. Impariamo così la sensibilità e la disponibilità stessa di Gesù per noi, e traduciamole per gli altri nei segni quotidiani della nostra esistenza.
Non c’è Eucarestia senza vera fraternità.
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