Il gesuita padre Giuseppe Riggio: dovere del cattolico è andare a votare

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“Nel segreto della cabina Dio ti vede, Stalin no”, recitava un manifesto della Dc del 1948. Oggi non c’è più Stalin ma Dio, lo Spirito, è ancora lì nell’urna. E dunque, come comportarsi? Insomma, come interpretare dal punto di vista cristiano l’esercizio del voto? «L’attenzione alla vita della comunità civile e la ricerca del bene comune», spiega il gesuita padre Giuseppe Riggio, direttore del mensile Aggiornamenti Sociali, «fanno parte del patrimonio del pensiero e dell’azione dei cristiani fin dai primi secoli. In questa prospettiva va compreso allora l’esercizio del voto: è uno dei modi attraverso cui partecipiamo alla vita pubblica. Un modo particolarmente importante dato che, come nel caso di queste elezioni politiche, si tratta di scegliere il progetto politico e la classe dirigente che si ritengono più adatti per il nostro Paese per i prossimi anni».

Molti cattolici nelle ultime elezioni si sono astenuti. Non votare può assumere una mancanza di responsabilità morale per il cristiano?

«Sappiamo che l’astensionismo è in crescita da anni e che sarà elevato anche in queste elezioni. Tra l’altro gli ultimi sondaggi pubblicati stimavano che molti cittadini non hanno ancora scelto se votare o meno. Le ragioni dietro questo fenomeno sono molte e diverse: c’è chi sceglie di non votare e chi non può recarsi alle urne, per esempio per ragioni di salute. Per questo l’astensionismo è difficile da comprendere e finisce con il veicolare un messaggio ambiguo, che rischia di essere interpretato come indifferenza, una forma pilatesca di lavarsi le mani. Questo atteggiamento è agli antipodi della cura per la comunità che anima i cristiani. Il più delle volte c’è però insoddisfazione nei confronti della politica nazionale o non ci si riconosce in nessuna delle proposte dei partiti. In questi casi, è molto più chiaro il messaggio di recarsi alle urne e votare scheda bianca o nulla per esprimere il proprio dissenso, la propria protesta».

Come esercitare un discernimento di fronte alle diverse proposte politiche?

«Il primo passo da fare è conoscere quanto più possibile queste proposte politiche non solo attraverso gli slogan elettorali, che per forza di cose sono semplificati e non permettono di entrare nel cuore delle varie questioni. Soprattutto, i singoli slogan non aiutano a capire la visione complessiva della società che sta alla base dei programmi dei singoli partiti. Per questo è importante andare ai vari programmi elettorali che sono accessibili su Internet, anche se mi rendo conto che non è facile trovare il tempo per leggerli. In questo senso, sono molto utili le tante risorse che i diversi mezzi di informazione stanno mettendo a disposizione per presentare i vari programmi e confrontarli tra loro, come sta facendo per esempio il vostro settimanale o la rivista che dirigo. Un secondo passo non riguarda più le proposte dei partiti, ma la propria esperienza. Guardando alla mia realtà, quali mi sembrano i campi in cui è necessario intervenire in modo prioritario per il bene del Paese, per costruire un futuro che sia migliore, più equo e sostenibile? Quali scelte mi vengono in mente per realizzare tutto questo? Come vorrei che fosse la nostra società? Per poi tornare alle proposte dei partiti e chiedersi qual è più vicino alla visione di bene e di futuro che per me è importante».

Quali consigli darebbe a un credente nel fare una scelta elettorale in un clima di preghiera?

«In questi giorni abbiamo letto e ascoltato le dichiarazioni dei vari politici, forse abbiamo parlato delle elezioni in famiglia, al lavoro, tra gli amici. Possiamo esserci formati nella nostra coscienza un’idea abbastanza chiara su chi votare oppure aver ristretto la rosa dei partiti a cui si potrebbe dare il proprio voto senza aver preso una decisione definitiva. Per chi non ha ancora preso una decisione suggerisco di fermarsi, prendersi un po’ di tempo, “spegnere” le tante voci esterne e lasciar risuonare quanto si è ascoltato, quanto si porta nel cuore come pensieri, preoccupazioni, slanci. Per vivere questo tempo di preghiera può essere di aiuto leggere un brano biblico, per esempio il passaggio del Vangelo di Matteo sul giudizio universale (Mt 25, 31-36). Nel silenzio si potrà ritornare allora a considerare l’uno o l’altro partito, le idee e i valori che propongono, le persone che ne fanno parte, e chiedere al Signore di poter avere luce sul voto da esprimere».

Il principio ignaziano di consolazione e desolazione è valido anche nella cabina elettorale?

«Senz’altro! Anche nella scelta del voto elettorale possiamo sperimentare la pace e la speranza, che nascono dall’aver cercato di fare una scelta per il bene, quello nostro e della comunità di cui facciamo parte».





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