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Gugerotti: con Francesco raccogliamo il grido della vita violata, travolta dall’odio


Nella Basilica di San Pietro, questo pomeriggio 2 maggio, il cardinale già prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha presieduto la settima Messa dei Novendiali in suffragio di Papa Francesco, con la partecipazione delle stesse Chiese e fedeli. Ha chiesto di impegnarsi, come il Pontefice scomparso avrebbe voluto, ad accoglierli, se devono lasciare le loro terre, aiutandoli a conservare le loro tradizioni e liturgie

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Raccogliamo, come ci ha insegnato Papa Francesco, “il grido della vita violata”, quello della terra e quello di “una umanità travolta dall’odio” frutto “di una profonda svalutazione del valore della vita”. Per “assumerlo e presentarlo al Padre”, ma anche per “operare per alleviare concretamente il dolore che suscita questo grido, a qualsiasi latitudine e negli infiniti modi con cui il male ci indebolisce e ci distrugge”. E’ l’indicazione che il cardinale Claudio Gugerotti, già prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, lascia ai confratelli porporati che si preparano al conclave nelle congregazioni e a tutta la Chiesa nell’omelia della settima Messa dei Novendiali in suffragio di Papa Francesco, presieduta questo pomeriggio, 2 maggio, nella Basilica di San Pietro.

L’accoglienza dei fratelli orientali cattolici costretti a fuggire

Una celebrazione animata e partecipata da pastori sacerdoti e fedeli delle Chiese Orientali cattoliche, presenti, ricorda il cardinale, “per testimoniare la ricchezza della loro esperienza di fede e il grido della loro sofferenza, offerta per il riposo eterno del defunto Pontefice”. Una testimonianza arricchita dalla forte spiritualità del canoni liturgici orientali, espressione delle varie Chiese sui iuris. E sottolinea come Francesco possa ora esultare nel “vederci insieme per la preghiera per lui”, che ci ha insegnato “ad amare la diversità e la ricchezza dell’espressione di tutto ciò che è umano”.

E noi ancora una volta ci impegniamo, mentre molti di loro sono costretti a lasciare le loro antiche terre, che furono Terra Santa, per salvare la vita e vedere un mondo migliore, a sensibilizzarci, come aveva voluto il nostro Papa, per accoglierli e aiutarli nelle nostre terre a conservare la specificità del loro apporto cristiano, che è parte integrante del nostro essere Chiesa cattolica.


Il cardinale Gugerotti riceve le offerte per il sacrificio eucaristico   (@VATICAN MEDIA)

La creazione compagna di viaggio dell’umanità

Il già prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, nel rileggere la Prima Lettura, tratta dalla Lettera di San Paolo ai Romani, ribadisce, con l’Apostolo delle genti, che la risurrezione dei morti, nella quale “abbiamo proclamato la nostra fede incrollabile” pregando “sulla salma del nostro Santo Padre”, non è un fenomeno “intrinseco alla natura umana”. Ma “È Dio che ci fa risorgere, mediante il suo Spirito”, con il Battesimo che ci fa nuove creature, “figli adottivi e non più schiavi”. Gugerotti sottolinea con rammarico come oggi sembrano avere così poco valore “il creato e la persona umana”. Eppure nell’Africa dalla quale provengono alcuni cardinali, si sente “spontaneamente la bellezza del frutto di queste doglie, perché una nuova vita è per i loro popoli un valore inestimabile”.

Emerge poi il tema della creazione come compagna di viaggio dell’umanità e solidale con essa, così come essa chiede solidarietà al genere umano, perché sia rispettata e guarita. È questo un tema che fu molto caro al nostro Papa Francesco.

Guarda il video integrale della Messa

L’incapacità di esprimere Dio

Con San Paolo, il porporato veronese ricorda che “questa umanità disperata fatica a esprimere nel grido la sua preghiera e invocazione al Dio della vita”. Ma lo Spirito “interviene dentro di noi e rende i nostri silenzi rocciosi e le nostre lacrime inespresse un’invocazione al nostro Dio con gemiti inesprimibili”. Espressione cara al mondo cristiano orientale, che vede “nella incapacità di esprimere Dio (apofasi) una delle caratteristiche della teologia”. E’ la possibilità, al massimo, di dire, come San Tommaso d’Aquino in Occidente, “non ciò che Dio è, ma ciò che Egli non è”. A questo gemito inesprimibile “dello Spirito che grida a Dio ciò che gli è gradito”, in questa Eucaristia, noi vogliamo “unirci come possiamo e sappiamo”. Il gemito della nostra natura, “che noi non sappiamo formulare in parole, anche perché non ci concediamo neppure, travolti dalla fretta, il tempo per conoscerci, per conoscerlo, per invocarlo”.

Cardinali concelebranti nella settima Messa dei Novendiali

Cardinali concelebranti nella settima Messa dei Novendiali   (@VATICAN MEDIA)

Il ricco tesoro della teologia cristiana orientale

Rivolto ai padri, e ai figli delle Chiese Orientali cattoliche presenti, il cardinale Gugerotti, dice loro grazie, “per aver accettato di arricchire la cattolicità della Chiesa con la varietà delle loro esperienze, delle loro culture, ma soprattutto della loro ricchissima spiritualità”.

Figli degli inizi del cristianesimo, essi hanno portato nel cuore, insieme con i fratelli e le sorelle ortodossi, il sapore della terra del Signore, e alcuni addirittura continuano a parlare la lingua che Gesù Cristo parlò. Attraverso gli sviluppi prodigiosi e dolorosi della loro storia, essi raggiunsero dimensioni importanti ed arricchirono il tesoro della teologia cristiana con un apporto tanto originale quanto, in buona parte, da noi occidentali sconosciuto.

Poco capiti da noi cattolici occidentali

Il porporato ricorda che l’adesione alla piena comunione con il successore di Pietro, per gli Orientali cattolici, ha comportato il testimoniare “spesso col sangue o la persecuzione, la loro fede”. In numero in parte ora ridotti, proprio dalle guerre e dall’intolleranza, “questi nostri fratelli e sorelle rimangono saldamente aggrappati a un senso della cattolicità che non esclude, ma anzi implica, il riconoscimento della loro specificità”.

Nello scorrere della storia essi furono a volte poco capiti da noi occidentali, che, in alcune epoche, li giudicammo e decidemmo che cosa di quanto essi, discendenti di apostoli e di martiri, credevano era o non era fedele alla teologia autentica (cioè la nostra).

Un altro momento della celebrazione

Un altro momento della celebrazione   (@VATICAN MEDIA)

Lo stupore per l’incredibile paradosso dell’evento cristiano

E questo mentre i loro fratelli ortodossi, “partecipi della stessa cultura, liturgia e modo di sentire l’essere e l’operare di Dio”, sottolinea Gugerotti, li consideravano “fuggiti di casa, perduti alla propria origine e assimilati a un mondo allora ritenuto reciprocamente incompatibile”. Il cardinale già prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali ricorda poi che la liturgia orientale è tutta intessuta dello stupore davanti all’incredibile paradosso dell’evento cristiano”: da una parte “la miseria del nostro essere peccato”, dall’altra “l’infinita misericordia di Dio” che ci colloca accanto al suo trono a condividere persino il suo essere, mediante quella che definiscono “divinizzazione”. Stupore ben espresso nella tradizione bizantina e nella liturgia armena, due esempi di come in Oriente si riesca a descrivere “la nostra immensa povertà salvata dall’infinità dell’amore di Dio”.

L’invocazione dello Spirito Santo per il conclave 

Nel ricordare infine ai confratelli cardinali che si avvicinano i giorni “in cui saremo chiamati a scegliere il nuovo Papa”, il porporato veronese invita a ripetere l’invocazione dello Spirito Santo che un grande padre orientale, San Simeone il Nuovo Teologo, scrisse all’inizio dei suoi inni: “Vieni, luce vera; vieni, vita eterna; vieni, mistero nascosto; vieni, tesoro senza nome”. E prima della benedizione ringrazia per la partecipazione anche i fratelli non cattolici. 

Gugerotti e i concelebranti all'altare

Gugerotti e i concelebranti all’altare   (@VATICAN MEDIA)



Dal sito Vatican News

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