Parliamo di sport, e per una volta non di calcio, anche se siamo in pieni Europei. E neppure di Sinner, questo ragazzo fulvo che porge l’ombrello, si schermisce coi giornalisti e non fa tragedie se perde la ¬finale di uno slam. Potenza dei veri numeri uno.
Parliamo di sport per ricordare la straordinaria performance dei nostri ragazzi agli Europei di atletica, che si sono conclusi la settimana scorsa, col trionfo di medaglie d’oro.
La marcia, il peso, la corsa, i salti… La veterana Palmisano e Battocletti, un grissino tenace e sorridente, i muscoli del ritrovato Jacobs e lo sguardo sbarazzino di Yeman Crippa, la figlia d’arte emula di Thor Sara Fantini, i bei “tratti somatici” dell’italianissimo Simonelli, la volontà “pesante” di Fabbri e l’immenso Tamberi.
La volata finale di una staffetta, che esprime al meglio i valori dello sport: c’è il campione, ma c’è soprattutto la squadra, e si corre uno per l’altro. E poi gli argenti, i bronzi, e l’Italia che riempie lo Stadio Olimpico di Roma, esulta, grida, trema, esplode, sventola bandiere. Soprattutto, il tricolore addosso ai campioni, come una coperta di casa, con orgoglio e familiarità.
Quante volte ci hanno spinto a vergognarci di essere italiani, quante volte ci disprezziamo noi per primi. Questi ragazzi ci mostrano, invece, e mostrano al mondo che si può essere creativi, scherzosi, e tosti, determinati, baldanzosi, audaci. Vincenti.
Ma le serate di massimo ascolto in tv per seguire l’atletica fanno capire anche altro: quanti giovani che non stavano fissi agli smartphone. Che guardavano ad eroi tanto diversi dagli influencer da un minuto.
La testimonianza degli atleti sottolinea parole desuete come fatica, sacrificio, delusioni, sconfitte. Battocletti ha detto: «Ho capito che senza sacrifici non si raggiunge nulla, ho messo impegno giorno dopo giorno sacrificando tutta me stessa». Simonelli: «Una notte magica, ma ho ancora tanta fame. Voglio dimostrare che fare sport è divertirsi, sia quando si perde che quando si vince». E Gimbo Tamberi, che ha intrattenuto come un guitto tra gli applausi degli spettatori: «L’atletica non è uno sport noioso fatto solo di risultati, anche se sono alla base di tutto e io mi alleno come un forsennato e, insieme a mia moglie, la metto davanti a tutti. Qualche volta bisogna far divertire un po’ la gente…».
Tra la gente, un anziano ottantenne che ricopre la carica onerosa di Presidente della Repubblica si è divertito più di tutti. Le emozioni dipinte in viso, di trepidazione, allegria e commozione erano imperdibili. Un onore gareggiare anche per lui, che rappresenta una parola disusata, ma cara e necessaria: patria. Prima di dismetterla, in nome di una incultura che pare progressista, ricordiamo Dante e Machiavelli, Foscolo e Manzoni, Verdi, de Gasperi… Un onore per Mattarella, che quando taglia nastri e ascolta il nostro inno nazionale ci crede, mostrare a tutti la freschezza matura e solida di questi giovani italiani, che raccontano un Paese diverso dai cliché, nella sua scanzonata allegria.