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Giubileo Forze Armate, Marcianò : “chiamati a costruire la cultura della pace”



Alla vigilia del Giubileo delle Forze Armate, l’Ordinario Militare per l’Italia ricorda che l’Anno Santo è “un tempo privilegiato per crescere in comunione con Dio e nella fraternità, nel comune servizio alla difesa della vita umana, alla giustizia e alla pace”. Il rettore della Scuola Allievi Cappellani nella città militare della Cecchignola, a Roma, ricorda che “gli uomini e le donne delle forze armate svolgono un servizio che non è distaccato dalla loro umanità”

Luca Collodi-Città del Vaticano

Giornate fitte di appuntamenti per le Forze Armate di Polizia e di Sicurezza che domani, sabato 8 febbraio, celebranno il loro Giubileo. Un mese fa, l’8 gennaio, l’Ordinario Militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, aveva celebrato l’apertura dell’Anno Santo per le Forze Armate aprendo la Porta Santa presso la Chiesa della sede dell’Organizzazione penitenziaria militare di Santa Maria Capua Vetere. Si conclude poi oggi, 7 febbraio, a Roma il secondo incontro degli Ordinari Militari di tutta Europa sul tema: “Militari pellegrini di Speranza”, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). 

Il messaggio dell’Ordinario Militare

“Il perdono è un passo concreto e basilare per chi, come noi, – afferma l’Ordinario Militare per l’Italia monsignor Santo Marcianò – è chiamato a costruire una cultura della pace. E spesso il perdono verso l’altro richiede anzitutto il perdono di sé stessi”. L’augurio dell’arcivescovo è che il Giubileo sia “un tempo privilegiato per crescere in comunione con Dio e nella fraternità, nel comune servizio alla difesa della vita umana, alla giustizia e alla pace”.

La formazione alla Pace

Don Saverio Finotti è rettore della Scuola Allievi Cappellani nella città militare della Cecchignola a Roma, sottolinea che “il seminario dell’Ordinariato militare è a tutti gli effetti un seminario”. “Ci riferiamo come tutti i seminari d’Italia, – spiega  –  alle indicazioni emanate dalla Conferenza episcopale italiana per la formazione dei ragazzi. Compiamo un cammino formativo regolare sia dal punto di vista umano che dal punto di vista culturale”. “I nostri ragazzi all’interno del seminario frequentano la Pontificia Università Lateranense, poi c’è la formazione umana e questa fa la differenza rispetto a tutti gli altri seminari diocesani o interdiocesani, perché è finalizzata ad una pastorale che ovviamente è diversa dagli altri. La nostra pastorale viene infatti applicata all’interno delle forze armate, che non è il classico contesto delle diocesi. E’ una pastorale piuttosto specifica – afferma don Finotti – che ha bisogno di altrettanta formazione. I ragazzi al momento sono 15, 3 sono ancora militari e stanno facendo il loro percorso militare ma nello stesso tempo vivono la vita di seminario per verificare la loro chiamata a diventare cappellani militari”. “I ragazzi che frequentano il seminario vengono più o meno tutti dal contesto militare: c’è chi, per esempio, ha familiari che appartengono o sono appartenuti alle forze dell’ordine, alle forze armate. Tutto gira intorno a questo contesto”.

Ascolta l’intervista a don Saverio Finotti

Il giubileo dei militari

“Credo che sia molto importante questo Giubileo – continua il rettore del Seminario militare – e come ha sottolineato il nostro Ordinario MIlitare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò, nella lettera che ha mandato a tutti i cappellani, è un’occasione bella, straordinaria, innanzitutto per affermare la nostra fede e l’unità alla Chiesa perché ne siamo parte integrante”. “Gli uomini e le donne delle forze armate svolgono un servizio che non è distaccato dalla loro umanità. E’ vero che ci aspettiamo dai loro compiti particolari che svolti il ​​più possibile in modo oggettivo. Tuttavia hanno una loro vita e per questo hanno bisogno di essere rinnovati, rincuorati nella fede, come tutti. Questo Giubileo è una cosa molto importante per noi cappellani perché è un’occasione in più che aiuta la nostra gente a riavvicinarsi al Signore nel desiderio di chiedere perdono e lasciarsi rinnovare dalla grazia”.

La Porta Santa del mondo militare 

“Va ricordato – prosegue don Saverio Finotti – che l’Ordinariato è la diocesi militare e le parrocchie sono le caserme stesse. Non abbiamo una diocesi territoriale specifica ma siamo presenti là dove ci sono le forze armate. E’ stata molto bella l’intuizione del nostro arcivescovo di fare luogo di pellegrinaggio e di Porta Santa la nostra chiesa a Roma, Santa Caterina in Magnanapoli, ma anche tutte le cappelle che sono all’interno delle missioni all’estero, per esempio in Kosovo e in Libano”. “Ogni missione estera – prosegue don Finotti – ha una cappella che molto spesso è adoperata anche per liturgie, non solo nella chiesa cattolica, ma anche nel mondo protestante. Quei luoghi sono diventati Porta Santa, cioè luogo di pellegrinaggio proprio per far capire che il Signore invita tutti quanti alla conversione”. “Ed è particolarmente significativo anche il fatto che noi abbiamo iniziato il Giubileo partendo proprio da una cappella delle carceri per non dimenticare quelli che apparentemente sembrano i più lontani. I nostri luoghi santi comprendono anche la nave scuola Amerigo Vespucci che sta navigando da due anni nei mari del mondo, ora di ritorno verso il Mediterraneo. Comprese –  conclude don Finotti – alcune cappelle di altre navi e aggiungo anche le cappelle di alcuni ospedali militari, come il Celio a Roma”.  



Dal sito Vatican News

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