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Germania, Merz manca il quorum per diventare cancelliere

Strada in salita per il nuovo governo in Germania. Il candidato cancelliere della Cdu ottiene solo 310 voti al Bundestag, mancando la maggioranza necessaria per la nomina. Il partito punta ad accelerare i tempi per un nuovo voto, ma l’inaspettato “passo falso” è un segnale da non sottovalutare

Valerio Palombaro – Città del Vaticano

Mai nella storia del dopoguerra della Repubblica federale tedesca un candidato cancelliere non è stato eletto al primo turno. Il “passo falso” di Friedrich Merz, che stamane al Bundestag ha mancato la maggioranza assoluta necessaria per diventare cancelliere, arriva come un fulmine a ciel sereno dopo l’affermazione elettorale del 23 febbraio e la firma del patto per una Große Koalition tra Unione cristiano democratica (Cdu) e Partito socialdemocratico (Spd). 

Un segnale preoccupante

Merz ha ricevuto solo 310 voti favorevoli, 6 in meno della maggioranza assoluta per essere eletto e 18 in meno dei 328 che la coalizione disporrebbe sulla carta. La mancata nomina del leader della Cdu è avvenuta dunque per il voto contrario di alcuni “franchi tiratori”, deputati dell’Spd o dello stesso partito di centro-destra che hanno lanciato un segnale da non sottovalutare. Il Bundestag ha ora due settimane di tempo per tentare una nuova elezione con la maggioranza assoluta. E i partner della coalizione puntano ad accelerare i tempi. La bocciatura di Merz, in ogni caso, è emblema dei grandi cambiamenti avvenuti in Germania nel corso dell’ultima legislatura. I riflessi della guerra in Ucraina, il rallentamento dell’economia e la questione della sicurezza confermano un “cambiamento d’epoca” che rende molto più difficile un governo tra i partiti tradizionali di centro-destra e centro-sinistra rispetto ai tempi delle Große Koalition di Angela Merkel. 

Il partito di estrema destra AfD chiede nuove elezioni

«Merz dovrebbe dimettersi immediatamente per aprire la strada a nuove elezioni», ha dichiarato Alice Weidel, co-leader del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), secondo maggiore partito nel Bundestag con 152 seggi. Proprio il pericolo legato all’ascesa di AfD è stato negli ultimi giorni al centro del dibattito politico in Germania, in particolare dopo la decisione dell’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (BfV), il Servizio segreto interno, che venerdì 2 maggio ha classificato il partito di estrema destra come «una minaccia per le istituzioni democratiche» per via delle sue posizioni xenofobe. Una decisione che non comporta in automatico la cancellazione del partito, ma che apre a questa possibilità. AfD ha presentato ricorso, mentre questa classificazione ha sollevato aspre critiche a livello internazionale unendo Stati Uniti e Russia. «L’Occidente ha abbattuto il Muro di Berlino insieme. Ed è stato ricostruito, non dai sovietici o dai russi, ma dall’establishment tedesco», ha commentato il vicepresidente Usa J.D. Vance, mentre il segretario di Stato Marco Rubio ha parlato di «una tirannia mascherata» e il Cremlino ha dato manforte alla polemica osservando che «il panorama politico europeo è ormai pieno di varie misure restrittive nei confronti di quelle forze politiche e di quegli individui la cui visione del mondo non si adatta alla corrente dominante». 

Il pericolo dell’ascesa degli estremismi

Il BfV ha motivato la sua decisione sostenendo che l’AfD si caratterizza per un’azione costante contro rifugiati, migranti e musulmani al fine di «sottoporli a una disparità incostituzionale». Ora, anche se è improbabile che il Bundestag proceda mettendo effettivamente al bando l’AfD, da più parti dello schieramento politico tale richiesta è arrivata. Il “nodo” da sciogliere è legato alla domanda: fino a che punto una democrazia può difendersi dalle forze centrifughe che mettono in discussione i suoi principi fondamentali ? Una questione non nuova per la Germania, visto che l’articolo 21 della Legge fondamentale prevede strumenti in tal senso e nel 1956 ha già permesso alla Corte costituzionale federale di Karlsruhe di sciogliere il Partito comunista che alle elezioni politiche del 1949 aveva ottenuto il 5,7% dei voti. Ma i tempi sono cambiati e molti analisti ammoniscono che una decisione di questo tipo potrebbe rivelarsi un “boomerang”, permettendo all’AfD di “inscenare” la parte della vittima per aumentare i consensi già oltre il 20 per cento alle ultime elezioni. 



Dal sito Vatican News

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