È proprio necessario il segno della pace nella Messa? Non sono sufficienti le parole del sacerdote: «La pace del Signore sia sempre con voi»?
CARLA LANFRANCO
Lo scambio della pace tra i fedeli è uno dei gesti più antichi presenti nel rito della Messa. Infatti, già nel secondo secolo l’apologista Giustino (+165) attesta la presenza del “bacio di pace” dopo la preghiera dei fedeli e prima della liturgia eucaristica (collocazione ancora presente nel rito Ambrosiano). Si può supporre che questo gesto sia ancora più antico se si tiene conto che la Didaché (redatta nella seconda metà del I secolo) esorta i fedeli a riconciliarsi reciprocamente prima di iniziare la celebrazione eucaristica domenicale (cfr. cap. 14,2).
La radice biblica di tale gesto è certamente il testo di Matteo: «Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (5,23-24). E a questo punto è già sufficientemente chiaro che la pace augurata ai fedeli non è un semplice dono individuale e intimistico, ma un’esortazione alla reciproca riconciliazione. Come tutti i segni liturgici anche questo gesto intende rendere visibile un atteggiamento interiore. Affinché ciò sia più chiaro, nella tradizione romana fin dal V secolo il gesto di pace è stato collocato fra il Padre Nostro e la Comunione in modo da dare visibilità alle parole «rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». La partecipazione alla mensa eucaristica, infatti, non si esaurisce in un semplice e intimistico rapporto con il Signore Gesù.
Comunicare al corpo e sangue di Cristo impegna a fare comunione anche con il prossimo. La comunione all’unico pane spezzato e all’unico calice non è che il vertice di quella Messa che fin dall’inizio “costringe” a fare comunione mettendoci gli uni accanto agli altri e unendo le proprie voci, i propri gesti e atteggiamenti. Se nel corso dei secoli la privatizzazione della Messa sia da parte del sacerdote che dei fedeli ha portato a omettere questo gesto fra i fedeli, la riforma liturgica del Vaticano II lo ha opportunamente ripristinato, ma con molta libertà.
Se l’augurio di pace è sempre presente, il gesto può essere evitato in certe situazioni e anche adattato alle diverse culture. Sarebbe opportuno non logorarlo proponendolo automaticamente sempre e comunque. Inoltre non c’è solo la stretta di mano, che talvolta potrebbe creare qualche disagio e che fra intimi potrebbe essere anche inadeguata… In ogni caso non è un semplice saluto. Si tratta di scambiarci il “dono della pace”, cioè quella pace che viene dall’alto e che sola può darci la forza di superare tutti i muri di separazione, e non solo in chiesa.