«Dove c’è troppo io c’è poco Dio». E invoca «pace e unità» per l’Italia

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Rivolge un pensiero per il nostro Paese: «Oggi all’inizio di un nuovo governo preghiamo per l’unità e la pace dell’Italia», dice quasi in contemporanea con il passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra il premier uscente Mario Draghi e Giorgia Meloni. S’iscrive alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona in programma la prossima estate e ricorda l’appuntamento al Colosseo di martedì prossimo nel quale, insieme agli altri leader religiosi, pregherà per la pace.

Papa Francesco all’Angelus commenta il Vangelo odierno di Luca che presenta la parabola del fariseo e del pubblicano, «un uomo religioso e un peccatore conclamato». Entrambi, dice il Papa, salgono al tempio ma solo il pubblicano «si eleva veramente a Dio», perché si presenta umilmente nella verità di se stesso. Il Pontefice si sofferma su due verbi di movimento: salire e scendere: «Salire», dice, «esprime il bisogno del cuore di staccarsi da una vita piatta per andare incontro al Signore; di elevarsi dalle pianure del nostro io per salire verso Dio; liberarci del proprio io, di raccogliere quanto viviamo a valle per portarlo al cospetto del Signore, questo è salire e quando noi preghiamo saliamo».

Poi c’è il secondo movimento, scendere, necessario per vivere l’incontro con Dio: «Nell’umiltà, infatti, diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che siamo, i limiti e le ferite, i peccati e le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca e ci rialzi. Sarà Lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto».

Francesco poi mette in guardia dal narcisismo e dall’esibizionismo che riguardano anche gli uomini di Chiesa, «Il fariseo e il pubblicano ci riguardano da vicino», sottolinea, «pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c’è l’intima presunzione di essere giusti che ci porta a disprezzare gli altri. Succede, ad esempio, quando cerchiamo i complimenti e facciamo sempre l’elenco dei nostri meriti e dell’elenco nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo. Vigiliamo, fratelli e sorelle, sul narcisismo e sull’esibizionismo, fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre una parola sulle labbra: “io, io, io”, “io ho fatto questo, io ho scritto quest’altro, io l’avevo detto, io l’avevo capito prima di voi”, e così via. Dove c’è troppo io, c’è poco Dio».

Al termine della preghiera mariana, Bergoglio ha rivolto un pensiero alla difficile situazione che sta vivendo l’Etiopia. «Con trepidazione seguo la persistente situazione di conflitto in Etiopia. Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza – ha sottolineato il Papa – non risolve le discordie ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze. Faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche affinché cessino le sofferenze della popolazione inerme e si trovino soluzioni eque per una pace duratura in tutto il Paese. Possano gli sforzi delle parti per il dialogo e la ricerca del bene comune condurre a un concreto percorso di riconciliazione. Non manchino ai fratelli e le sorelle etiopi, così duramente provati, la nostra preghiera e la nostra solidarietà e i necessari aiuti umanitari».

Francesco si è detto «addolorato per le inondazioni che stanno colpendo vari Paesi dell’Africa e che hanno provocato morte e distruzione. Prego per le vittime e sono vicino ai milioni di sfollati e auspico un maggiore impegno comune per prevenire queste calamità».

Il Pontefice si è iscritto, cliccando su un ipad mentre recitava l’Angelus, alla Gmg. «Oggi si aprono le iscrizioni per la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Lisbona nell’agosto del 2023. Ho invitato due giovani portoghesi perché siano qui con me mentre io mi iscrivo come pellegrino», ha detto prima di espletare l’operazione digitale, «cari giovani vi invito a iscrivervi a questo incontro nel quale dopo un lungo periodo di lontananza ritroveremo la gioia dell’abbraccio fraterno fra i popoli e fra le generazioni di cui abbiamo tanto bisogno».

Infine, ha ricordato che «dopodomani martedì 25 ottobre mi recherò al Colosseo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo insieme ai rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e delle religioni mondiali riunite a Roma per l’incontro “Il grido della pace”. Invito a unirvi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio. La preghiera è la forza della pace. Preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata». Si tratta del meeting organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio al quale partecipano, tra gli altri, il presidente della Repubblica Mattarella e il presidente francese Macron.





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