Non solo il Rosario in Piazza San Pietro, in Italia e nel mondo si moltiplicano le orazioni e le iniziative di affetto rivolte al Papa: dalla sollecitudine delle comunità cattoliche di Zambia e Ciad, alle manifestazioni di amicizia dei buddisti dello Sri Lanka, fino alla vicinanza dei musulmani che vivono il Ramadan
Lorena Leonardi – Città del Vaticano
Mentre in Piazza San Pietro proseguono ogni sera i Rosari per la salute di Papa Francesco, dal cuore della cristianità al resto del mondo si irradiano iniziative di preghiera e solidarietà rivolte al Pontefice ricoverato al Policlinico Gemelli. Ieri mattina, 2 marzo, nella cattedrale di Cristo Re a Johannesburg, Sud Africa, centinaia di fedeli hanno partecipato alla messa presieduta dal cardinale arcivescovo Stephen Brislin.
La vicinanza del continente africano
L’Africa da sempre sente il Papa vicino, e altrettanta prossimità spirituale intende trasmettergli in questo momento di prova: intervistato da una tv locale, il francescano Solly Mphela ha sottolineato come Francesco abbia sempre dato importanza alle “preoccupazioni” del continente africano “con i suoi messaggi contro l’imperialismo, il colonialismo e lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi, le disuguaglianze globali e le ingiustizie ecologiche”.
Le testimonianze dei missionari in Zambia e Ciad
Anche in Zambia la gente “vuole sapere del Papa, è molto dispiaciuta per lui”, ha rivelato a Popoli e missione – il mensile delle Pontificie Opere Missionarie italiane – il comboniano Antonio Guarino. La Chiesa locale è impegnata a chiedere intercessioni in tutte le sue componenti, dai vescovi ai “semplici” fedeli. “C’è tanta apprensione – ha raccontato padre Guarino, che è formatore al seminario della capitale Lusaka -, un interesse sincero ma soprattutto tanta fede, allora le persone pregano perché credono, e sono certe che le preghiere avranno un impatto”. Gli fa eco la testimonianza di suor Paola Nelemta Ngarndiguimal, missionaria in Ciad: “In un piccolo villaggio una donna mi ha confidato questo pensiero: ‘Chiediamo alla Vergine Maria una rapida guarigione per il nostro Papa. Non l’abbiamo mai visto ma lo sentiamo tanto, tanto vicino a noi’”.
Il rituale buddista “puja”
L’affetto per il Pontefice attraversa il globo ad ogni latitudine senza conoscere confini geografici né barriere religiose: nei giorni scorsi, in Sri Lanka, i monaci buddisti del tempio Agrashravaka nella capitale Colombo hanno organizzato un rituale denominato “puja” per un veloce recupero delle forze da parte del Santo Padre. Vi ha preso parte il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale, padre Jude Krishantha Fernando: “È stato un momento molto toccante, i monaci sono quelli del tempio che il Papa ha incontrato quando ha visitato il Paese, nel 2015”.
La preghiera della comunità islamica
Anche dalla grande moschea di Roma si è levata una preghiera sabato scorso, quando è iniziato il mese di Ramadan, affinché il Pontefice possa riprendersi presto e tornare al suo compito di costruttore di pace e di dialogo. “La figura di Papa Francesco è una figura trasversale: è il Papa di Fratelli tutti, non soltanto dei Fratelli cristiani cattolici, è il Papa che ha dato voce all’intera umanità”, ha detto l’imam Nader Akkad.
Il sostegno della Chiesa greco-cattolica ucraina
Auguri sono giunti anche dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halič, il quale in una lettera ha espresso il sostegno nella preghiera per la malattia ed esortato i fedeli a unirsi in preghiera per il Pontefice. “In questo momento di fragilità fisica e sofferenza, chiediamo al Signore di donargli la forza dello Spirito Santo, affinché possa continuare la Sua missione apostolica di pace e di speranza nel mondo contemporaneo, ferito dalle guerre”, ha scritto Shevchuk, invitando la Chiesa greco-cattolica ucraina ad “accompagnare Papa Francesco con la preghiera e il digiuno in questo periodo di afflizione e lotta contro la malattia”.
I vescovi di San Diego riuniti
La settimana scorsa la diocesi statunitense di San Diego si è riunita con una intenzione speciale per la salute del Papa: a riferirlo è stato, nella sua ultima conferenza stampa come ordinario di San Diego, il cardinale Robert McElroy, promosso arcivescovo di Washington. Il Papa dall’inizio del suo pontificato ha offerto “un segno, una preghiera di avvicinamento in ogni situazione nel mondo” caratterizzata da turbolenze e difficoltà, per cui, ha auspicato il porporato, “le nostre preghiere possano aiutarlo nella sua sofferenza, dargli pace, forza e guarigione”.
L’abbraccio orante della Chiesa italiana
E anche le Chiese d’Italia continuano a stringersi a Papa Francesco in un abbraccio orante iniziato il 23 febbraio scorso a Bologna con il cardinale presidente della CEI, Matteo Zuppi, per proseguire in tutto il Paese in una staffetta silenziosa e inarrestabile. Ieri il vescovo di Crema Daniele Gianotti ha presieduto nella basilica di Santa Maria della Croce un momento di raccoglimento, mentre il vescovo di Savona-Noli, Calogero Marino, ha invitato a recitare un rosario per il Papa e la pace stasera nella cattedrale di Nostra Signora Assunta. “È difficile e duro il tempo che stiamo vivendo – ha scritto il prelato in una lettera -. Ci preoccupano la malattia del Santo Padre e lo scenario internazionale ma per chi crede nel Signore Gesù la preoccupazione diventa occasione di conversione e riscoperta di ciò che davvero conta”. Avranno un pensiero di “vicinanza affettuosa e preghiera comunitaria” anche le liturgie che avranno luogo dopodomani, 5 marzo, nella cattedrale leccese di Maria Santissima Assunta e Sant’Oronzo: nel pomeriggio, la messa solenne con l’imposizione delle ceneri presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia.