Sono sostanze diverse a determinare il colore nero o bianco del fumo che accompagna la combustione di schede, appunti e documenti delle votazioni bruciati in una antica stufa in ghisa collegata. È un’altra stufa con un dispositivo elettronico a produrre i fumogeni con i coloranti
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Perclorato di potassio, antracena e zolfo: sono queste le sostanze che rendono nero il fumo che accompagna la combustione di schede, appunti e documenti delle votazioni dei 133 cardinali in Conclave che non hanno raggiunto i 2/3 necessari per eleggere il nuovo Pontefice. Serve, invece, un composto di clorato di potassio, lattosio e pece greca per produrre la fumata bianca che, dal comignolo alto appena un metro e mezzo, issato sul tetto della Cappella Sistina, annuncerà al mondo l’avvenuta scelta del nuovo Pontefice.
Le due stufe
Il piccolo condotto dal “cappello cinese”, in rame e antipioggia, sul quale sono puntati in queste ore migliaia di occhi e telecamere è la parte terminale della lunga canna fumaria in acciaio alta circa 30 metri collegata a due stufe posizionate vicino all’ingresso della Sistina. Una risale al 1939, ha una forma cilindrica, è in ghisa, ha uno sportello inferiore per l’accensione, una valvola manuale di regolazione del tiraggio e uno sportello superiore per l’introduzione dei documenti da bruciare. È stata utilizzata nei Conclavi che hanno eletto Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. La seconda è stata aggiunta per la prima volta nel 2005 e serve solamente alla combustione dei fumogeni con i coloranti. In pratica è una cartuccia con cariche chimiche, sollecitate da un dispositivo elettronico, a produrre le fumate. Queste cariche sono diverse a seconda del colore che si vuole produrre: perclorato di potassio, antracena e zolfo per il nero, e clorato di potassio, lattosio e pece greca per il bianco.
L’elezione e la fumata bianca
L’Ordo Rituum Conclavis stabilisce, al capitolo VI, che avvenuta l’elezione del Pontefice, l’ultimo dei cardinali diaconi, quindi George Jacob Koovakad, chiama nella Cappella Sistina il segretario del Collegio dei cardinali, l’arcivescovo Ilson de Jesus Montanari, il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Diego Ravelli, e due cerimonieri. Poi il primo dei cardinali per ordine e per anzianità, a nome di tutti gli elettori chiede il consenso all’eletto, e dopo l’accettazione “si bruciano le schede e le altre scritture” e viene fatto “uscire all’esterno del fumo bianco, la cosiddetta “fumata bianca”, quale segno dell’avvenuta elezione del nuovo Sommo Pontefice”.