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Chiesa, abusi sessuali e la purificazione della fede dopo Bolzano.

Cari amici lettori, avrete forse letto o sentito in questi giorni del progetto promosso dal vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser, che ha portato alla realizzazione di un rapporto sugli abusi sessuali commessi nella sua diocesi.

Presentato lo scorso 20 gennaio, il Report affidato a una commissione indipendente ha portato alla luce 75 casi di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti (41 gli accusati, 29 di questi con alto grado di certezza). È la prima indagine in Italia di questo tipo.

Il vescovo si è impegnato a migliorare e ad attuare in modo più efficace tutte le misure e le iniziative già esistenti in merito, assumendosi anche la responsabilità delle mancanze della Chiesa diocesana in proposito.

Va dato atto al vescovo Muser di aver intrapreso con coraggio – il progetto ha nome “Il coraggio di guardare” un cammino che si rivela sempre doloroso. Egli stesso ha spiegato di aver deciso di aprire l’archivio dopo aver ricevuto delle segnalazioni di casi, perché si potesse fare luce sulla verità e intraprendere i passi necessari per individuare le responsabilità ed evitare altro male.

Questo è il primo punto da cui ogni percorso deve partire: l’ascolto delle vittime. Negli ultimi due decenni tante cose sono andate cambiando, grazie alla lotta agli abusi avviata da Benedetto XVI e continuata con vigore da Francesco. La precedente politica della “copertura” e dell’insabbiamento poco alla volta è stata scardinata. E l’esempio è stato dato non risparmiando eventuali personalità ecclesiastiche di vertice (vedi il caso del cardinale McCarrick).

Certamente il tema degli abusi è un argomento che continuerà a far discutere. È opportuno riflettere su come ci poniamo rispetto al tema. Si tratta di una questione di giustizia (ben diversa dal giustizialismo), che significa: ascolto delle vittime, ricerca della verità e della trasparenza e intraprendere i passi necessari per assicurare i colpevoli alla giustizia. Leggere o ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti è semplicemente sconvolgente.

Anche a livello della Conferenza episcopale c’è la volontà chiara di tutelare i minori e di garantire Chiese “sicure”: ci sono Linee guida dal 2019, Linee di azione dal 2022 ed è in corso uno studio pilota sugli abusi commessi da chierici in Italia nel periodo 2001-2021, affidato a due enti indipendenti.

Nel frattempo, le diocesi si sono andate attrezzando con una rete territoriale di ascolto e sostegno per le vittime. Uno strumento che, va detto, manca nella società civile. Certo, la mentalità non cambia per decisione dall’alto. Ma la strada è segnata: è l’unica per essere ancora credibili.

«La fiducia può essere ristabilita solo attraverso la trasparenza e l’onestà», ha dichiarato Muser. Aprire gli occhi su una realtà come quella degli abusi è doloroso e, per dei credenti, può arrivare a scuotere la fede, oltre che la fiducia nella Chiesa. Le colpe di “pochi” vanno a toccare il popolo di Dio, riversando fango su ogni cosa. Ci si può mettere sulla difensiva negando l’evidenza (è successo persino a familiari di persone abusate), o si può diventare “accusatori” spietati che fanno di ogni erba un fascio. Credo che sarà un sano processo di purificazione della fede se accettiamo di fare i conti con la verità, come ha fatto la diocesi di Bolzano.

La purificazione è dolorosa ma benefica. Ci renderà umili. Ci insegnerà la necessità del discernimento, per non diventare diffidenti o cinici. E ci spingerà a fare i conti con il mistero del grano e della zizzania che si ritrovano insieme nella Chiesa.

(Immagine in alto: foto iStock)





Dal sito Famiglia Cristiana

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