di Lorenzo Rossi
L’ultimo attacco alla centrale nucleare di Chernobyl e le dichiarazioni dei leader occidentali confermano che la guerra in Ucraina sta entrando in una fase sempre più complessa, dove il fronte militare si intreccia con quello diplomatico. Se da un lato il presidente Volodymyr Zelensky denuncia nuovi attacchi russi su obiettivi sensibili, dall’altro le pressioni internazionali per un possibile negoziato aumentano, soprattutto dopo le recenti affermazioni di Donald Trump e le caute aperture di Emmanuel Macron.
L’attacco a Chernobyl: rischio nucleare o strategia di pressione?
L’accusa lanciata da Zelensky è grave: secondo il presidente ucraino, un drone esplosivo russo avrebbe colpito l’arco di contenimento del reattore n°4 della centrale di Chernobyl, struttura che isola il reattore protagonista del disastro nucleare del 1986. Le autorità di Kiev rassicurano che non vi sono state fughe di radiazioni, ma l’episodio rimane allarmante.
Se confermato, il bombardamento rappresenterebbe un salto di qualità negli attacchi russi: colpire una centrale nucleare, anche se non attiva, significa sollevare interrogativi sulla sicurezza non solo per l’Ucraina, ma per l’intera Europa. Tuttavia, non è la prima volta che infrastrutture energetiche e nucleari vengono coinvolte nel conflitto: la centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, è stata teatro di ripetuti scontri tra le due parti.
L’obiettivo di Mosca potrebbe essere duplice: da un lato, mettere pressione su Kiev colpendo un simbolo della vulnerabilità ucraina; dall’altro, inviare un messaggio alla comunità internazionale proprio alla vigilia della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove si discute il futuro del conflitto.
La guerra dei droni: un fronte sempre più acceso
Mentre Zelensky denuncia l’attacco a Chernobyl, Mosca accusa Kiev di aver intensificato i raid con droni sulle regioni di confine russe. La scorsa notte, una cinquantina di droni ucraini sono stati abbattuti, secondo le autorità russe, e un uomo è rimasto ucciso nel villaggio di Koukouïevka, nella regione di Belgorod.
L’uso sempre più massiccio dei droni dimostra che la guerra sta cambiando volto: attacchi mirati su obiettivi strategici e civili, condotti con mezzi meno costosi rispetto ai missili tradizionali, stanno diventando una componente chiave del conflitto. Kiev punta a indebolire la capacità logistica russa colpendo depositi di armi, infrastrutture militari e centri di comando, mentre Mosca sembra rispondere prendendo di mira impianti energetici e infrastrutture critiche ucraine.
Macron: “Nessuna pace che sia una capitolazione”
Mentre la guerra prosegue sul campo, la diplomazia si muove con cautela. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che qualsiasi negoziato non dovrà tradursi in una resa di Kiev, sottolineando che solo l’Ucraina può decidere i termini del dialogo con Mosca.
Le parole di Macron sembrano rivolte indirettamente a Donald Trump, che ha dichiarato di voler negoziare direttamente con Putin per porre fine alla guerra. Ma il timore di molti leader europei è che un accordo affrettato possa sacrificare l’indipendenza e la sicurezza dell’Ucraina in nome di un compromesso fragile.
La partita di Monaco: tra diplomazia e tensioni interne
Zelensky è atteso a Monaco, dove incontrerà per la prima volta esponenti della nuova amministrazione americana, tra cui il vicepresidente J. D. Vance. Il vertice arriva in un momento delicato: gli Stati Uniti devono decidere se e come proseguire gli aiuti militari a Kiev, mentre l’Europa è chiamata a rafforzare il proprio ruolo nella sicurezza del continente.
Parallelamente, Trump ha annunciato un incontro segreto tra alti funzionari russi, ucraini e americani, ma Kiev ha smentito qualsiasi intenzione di sedersi al tavolo con Mosca senza prima avere garanzie concrete da parte degli alleati occidentali.
Uno scenario incerto: tra guerra e diplomazia
L’attacco a Chernobyl e i droni ucraini su Belgorod dimostrano che il conflitto resta lontano da una soluzione. Se da un lato crescono le pressioni internazionali per un negoziato, dall’altro sia Mosca che Kiev sembrano intenzionate a mantenere una posizione di forza.
La guerra non si combatte più solo sul campo, ma anche sul piano della percezione pubblica: colpire simboli come Chernobyl o coinvolgere la popolazione civile russa può essere visto come parte di una strategia per influenzare il dibattito internazionale. Ma in un contesto così incerto, ogni passo falso potrebbe allontanare ancora di più la prospettiva di una pace stabile.
nella foto, i danni a uno degli shelter della centrale di Cernobyl