«C’è un canale discreto tra Francesco e Cirillo che può portare alla pace»

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Don Stefano Caprio.


Don Stefano Caprio.

 

 

«Ho incoraggiato papa Francesco a telefonare a Vladimir Putin e al patriarca Cirillo I di Mosca, ma anche a Joe Biden». Durante il suo incontro in Vaticano il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto a papa Francesco di fare da mediatore tra Putin e Biden per fermare il conflitto in Ucraina. Nel giro di poche ore è arrivata un’apertura da Mosca. Il Cremlino ha risposto affermando che la Russia è pronta a dialogare con il Pontefice, così come con gli americani e con i francesi. Ma quante chance può avere Francesco nel mediare tra Russia e Occidente e fermare l’invasione russa dell’Ucraina? «Non lo sappiamo di preciso dove può portare, ma è certo che si tratta di una mediazione possibile, per molti aspetti già in atto», spiega don Stefano Caprio, docente di Spiritualità russa al Pontificio Istituto Orientale di Roma e professore invitato all’università di Mosca, dove ha vissuto a lungo, profondo esperto del mondo russo e tra i massimi conoscitori della Chiesa ortodossa.

Da cosa nasce il suo ottimismo?

«Dall’atteggiamento prudente della Santa Sede e del Papa stesso, che dall’inizio dell’invasione non ha mai esplicitamente condannato la Russia. Francesco ha sempre parlato della tragedia dell’Ucraina, ma ha evitato di parlare male della Russia come invasore, cercando sempre di tenere aperte le porte con la Chiesa ortodossa e auspicando più volte un incontro con il patriarca Cirillo».

Cirillo però appare come il maggiore sostenitore dell’invasione ucraina. È arrivato a parlare persino di guerra santa. Tra l’altro non era presente in Kazakistan durante il viaggio apostolico di Francesco.

«È vero, ma in Kazakistan c’era il suo vice Antonio, metropolita di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. La cosa paradossale è che Antonio è venuto perfino all’incontro di Roma della comunità di Sant’ Egidio, dove si è pregato per la pace di Ucraina».

Papa Francesco con Antonio di Volokolamsk durante l'udienza in Vaticano del 5 agosto scorso.


Papa Francesco con Antonio di Volokolamsk durante l’udienza in Vaticano del 5 agosto scorso.



Chi è Antonio di Volokolamsk?

«Poco più di un ragazzo ,soprattutto per un patriarca: ha 38 anni, già segretario personale di Cirillo. Ma è molto acuto e molto attento al suo ruolo. Io stesso gli ho fatto da traduttore durante la visita di Francesco in Kazakistan. Ha tenuto un profilo basso. È stato messo al posto del patriarca Hilarion, spedito in Ungheria di Cirillo perché giudicato un po’ troppo autonomo e intraprendente nel suo ruolo di addetto alle relazioni esterne del patriarcato di Mosca, Chiese comprese. Ma la presenza in Kazakistan e a Roma durante l’incontro della Sant’Egidio di Antonio significa che c’è una canale acclesiastico tra le due Chiese, quella cattolica di Francesco e quella ortodossa di Cirillo, che non si è mai chiuso. E si sa che il canale ecclesiastico ha una funzione importante nel contesto del sistema di Putin. Anche perché, come si è visto, la Chiesa ortodossa è quella che dà la garanzia ideologica, spirituale e storica al capo del Cremlino e alla sua azione politica e persino militare. Azione che senza la Chiesa ortodossa non funzionerebbe».

Dunque vuol dire che il “canale di Antonio di Volokolamsk”, chiamiamolo così, potrebbe portare a una mediazione per arrivare la pace …

«Direi di sì, vuol dire che la Santa Sede, partendo da un rapporto e un dialogo ecclesiastico che è rimasto sempre aperto e che la legittima dandole autorevolezza, potrebbe parlare con politici, ambasciatori e ministri russi. Non è impossibile pensare a un incontro tra il segretario di Stato Parolin e il ministro degli Esteri russo Lavrov. E questo avrebbe un peso molto grande. Per non parlare del fatto che si potrebbe effettivamente arrivare a un incontro tra il Papa e il patriarca Cirillo I, più volte rimandato, con una funzione e un effetto simbolici enorme. Certo il Vaticano non può trattare di questioni militari o territoriali, ma nel momento in cui venisse messo in atto un dialogo di pace così forte tra Francesco e il patriarca di Mosca, significa che la Russia è pronta a bloccare le operazioni militari».





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