Era l’ottobre 2023 quando la Polizia fece irruzione nel quartier generale della Nazionale di calcio a Coverciano dove era in corso il ritiro degli azzurri.
Obiettivo: ascoltare Sandro Tonali all’epoca Milan, (oggi al Newcastle) e Nicolò Fagioli all’epoca Juventus (oggi alla Fiorentina) e assicurare agli inquirenti i contenuti delle chat rimaste nei cellulari intermediari, dei calciatori entrati di striscio, come clientela, dentro un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino che mirava a gestori e intermediari delle scommesse in tema di riciclaggio e scommesse illegali.
Esattamente il punto da cui è partita l’indagine di cui si parla ora. Si cercavano gli affaristi, i calciatori rientravano di striscio, in quanto clienti. Vennero fuori allora i casi di giocatori professionisti con problemi di dipendenza da azzardo patologico. L’indagine emersa a Milano l’11 aprile 2025, è una costola di quella là: né allora né oggi c’erano calciatori sospettati di vendersi partite o di truccarle per denaro. Erano e sono coinvolti solo in quanto clienti di siti di scommesse non legali.
Calciatori clienti, debiti di gioco, siti illegali, riciclaggio
Nel mirino, ora come allora, ci sono gli squali: due gestori di piattaforme illegali di scommesse online (Tommaso De Giacomo e Patrick Fizzera), e gli amministratori di una gioielleria milanese (Antonio Scinocca, Antonio Parise e Andrea Piccini) adoperata come «ingegnosa banca» (copyright Luigi Ferrarella Corriere della Sera) per ripulire il denaro proveniente dalle scommesse illegali.
Come aveva spiegato all’epoca di quell’indagine del 2023 Fagioli, infatti, in certi siti illegali si entra a credito, chattando con una persona fisica, che avrà sicuramente un cellulare clonato, ma che a chi indaga può tornare utile conoscere: stando a quanto emerso dall’indagine di Milano, quel credito iniziale una volta diventato significativo sarebbe stato ripagato simulando l’acquisto di orologi di lusso presso la gioilelleria che emetteva fatture fittizie tenendosi gli orologi e incassando come una banca il denaro ripulito con le prove di acquisti che non c’erano.
Che cosa spinge a scegliere piattaforme illegali
Di tutta l’architettura criminale che sta alla base delle scommesse illegali i clienti, ruolo rivestito in questo caso dai calciatori, sono il pollo (consenziente obtorto collo) da spennare, che spesso neanche ha contezza dei meccanismi a monte: il concetto è che chi ha debiti di gioco, cerca di rientravi (pia illusione!) giocando, e a un certo punto, in mancanza di liquidità, non riesce più a farlo per vie legali perché chiedono un’identificazione e non consentono puntate a credito.
CHE COSA RISCHIANO I CALCIATORI indagati
In Italia non è reato rovinarsi al gioco e infatti i clienti rischiano solo se scommettono su piattaforme non legali: una sanzione pecuniaria da 500 euro, sanabile con 250 euro come oblazione, molto inferiore a quanto si rischia indebitandosi nel cercare di recuperare compulsivamente i soldi persi, come all’epoca aveva ammesso di aver fatto Fagioli, infilandosi nel gorgo del gioco patologico.
Le cose si complicano però quando di mestiere si fa il calciatore. Ne risultano diversi nomi tra gli indagati a Milano: oltre a Fagioli e Tonali, ci sono il centrocampista del Milan Alessandro Florenzi, l’allora attaccante della Roma Nicolò Zaniolo, ora alla Fiorentina, gli juventini Mattia Perin e Weston McKennie, gli ex juventini argentini Leandro Paredes e Angel Di Maria, il difensore dell’Atalanta Raoul Bellanova, allora all’Inter e al Torino, il centrocampista del Torino Samuele Ricci all’epoca all’Empoli, l’attaccante del Padova, all’epoca alla Cremonese, Cristian Buonaiuto, l’attaccante di Lazio e Empoli (oggi al Parma) Matteo Cancellieri, il difensore dominicano Firpo (Leeds United), il tennista Matteo Gigante, e un’altra decina di non sportivi, tutti solo per aver scommesso o giocato a poker online su piattaforme non legali.
Fagioli e Tonali
Nel caso di Fagioli e Tonali, benché abbiano già saldato i conti con la giustizia penale e sportiva per quanto emerso dalla precedente indagine, la questione è un po’ più complessa: rischiano di essere chiamati a rispondere penalmente con un’ammenda da 500 euro oltreché per l’accusa di aver giocato sui siti illegali individuati di scommesse e poker, anche in parte, perché li avrebbero pubblicizzati presso altri calciatori, ottenendo in cambio bonus a credito per altri giochi o sconti sui debiti.
Il fronte della giustizia sportiva
Per chi è tesserato alla Federcalcio si apre poi anche un fronte sportivo: i tesserati a società di calcio sono infatti soggetti al Codice di giustizia sportiva della Figc che vieta loro di scommettere, senza distinguere tra siti legali o illegali, sullo sport di cui fanno parte.
Chi, da dentro, scommette sul calcio – la sola cosa rilevante per il diritto sportivo – incappa in una squalifica non inferiore a tre anni, che si inasprisce ulteriormente nel caso in cui si sia scommesso su partite della propria squadra, per l’evidente conflitto di interessi che si crea.
Di qui la convenienza per chi ha puntato sul pallone ad ammettere e patteggiare con la Procura federale per avere sanzioni sportive più lievi: sconto di pena e impegno a curare la dipendenza da gioco e a dedicarsi ad attività socialmente utili come testimoniare nelle scuole, come fecero nel 2023 Fagioli e di Tonali. Sul piano sportivo la questione si potrebbe anche allargare perché, in caso di scommesse sul calcio, rischia squalifiche anche chi, facendo parte del mondo del calcio, sapeva e non ha denunciato.