Declassato il vertice di alto livello di Londra sulla pace. L’incognita Usa. Le indiscrezioni della stampa internazionale. Gli effetti del piano Trump
Guglielmo Gallone – Città del Vaticano
Gli attacchi russi sull’Ucraina non si fermano. Questa mattina un drone ha colpito un autobus a Marganec, nella regione di Dnipropetrovsk, provocando la morte di almeno nove persone e il ferimento di una trentina, alcune in condizioni gravi. A bordo si trovavano lavoratori di un’azienda locale, secondo quanto riferito dalle autorità militari regionali.
I lenti passi della diplomazia
Sul piano diplomatico, la giornata odierna avrebbe dovuto segnare un passaggio cruciale nel tentativo di arrivare a un’intesa per la fine del conflitto. Tuttavia, l’attesa riunione a Londra tra Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi alleati è stata ridimensionata: non più un vertice tra leader, ma un confronto tra funzionari. A far saltare l’incontro è stata la cancellazione del viaggio del segretario di Stato americano Marco Rubio, annunciata questa mattina dalla portavoce Tammy Bruce, che ha parlato genericamente di “problemi logistici”. La rinuncia di Rubio, però, arriva all’indomani delle dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha confermato la disponibilità al dialogo con la Russia soltanto dopo l’entrata in vigore di un cessate il fuoco, ribadendo allo stesso tempo l’assoluta indisponibilità a riconoscere l’annessione della Crimea: «Non accetteremo mai la legalizzazione dell’occupazione russa. È contraria alla nostra Costituzione».
Come proseguono i colloqui
I colloqui si svolgeranno quindi a un livello più basso. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, vedrà comunque il collega britannico David Lammy. Al posto di Rubio, per gli Stati Uniti sarà presente l’inviato speciale per l’Ucraina, Keith Kellogg. Non è invece ancora confermata la presenza dell’inviato americano Steve Witkoff, che nei prossimi giorni dovrebbe volare a Mosca. La segretezza che avvolge questi colloqui non è casuale. «Non intendiamo discutere pubblicamente i dettagli», aveva detto Rubio la scorsa settimana, «appena queste cose finiscono sui media, l’iniziativa va in pezzi». Una linea condivisa anche dal Cremlino: ieri, a Mosca, il portavoce Dmitrij Peskov ha risposto con ironia a una domanda sulla presunta proposta americana di pace, dicendo che “nessuno qui l’ha resa pubblica”. Secondo il Financial Times, sarebbe stato Vladimir Putin a proporre una tregua lungo l’attuale linea del fronte, rinunciando — almeno per ora — all’obiettivo di occupare interamente le quattro regioni ucraine già annesse alla Russia ma favorendo comunque l’annessione della Crimea. La proposta risalirebbe a un recente incontro con Witkoff. Il presidente russo non ha escluso, lunedì, la possibilità di un cessate il fuoco bilaterale che includa uno stop agli attacchi contro infrastrutture civili per almeno 30 giorni. Tuttavia, ha precisato Peskov, al momento non ci sono piani concreti per negoziati diretti tra Mosca e Kyiv.
Gli effetti dei negoziati
Il timore degli europei, secondo il Financial Times, è che Trump imponga a Kyiv concessioni unilaterali a beneficio di Mosca. Le ipotesi in circolazione parlano di un possibile riconoscimento americano del controllo russo sulla Crimea, di un alleggerimento delle sanzioni e dell’esclusione definitiva dell’Ucraina dalla NATO. Il New York Post ha aggiunto che il piano di Trump prevederebbe una missione stabilizzatrice europea in Ucraina (ma non sulla linea del fronte) e una commissione mista per il monitoraggio del cessate il fuoco. Fonti ucraine citate dallo stesso quotidiano americano riferiscono che Kyiv potrebbe accettare, in via transitoria, il controllo russo sul 20% del proprio territorio, comprese le regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson, Zaporizhzhia e la Crimea. Ma si tratterebbe di un riconoscimento “de facto”, non “de iure”. Zelensky, da parte sua, ha fatto sapere di non aver ricevuto ancora alcuna proposta ufficiale dagli Stati Uniti. Il presidente ucraino ha ribadito che l’unica condizione per l’avvio del dialogo resta un cessate il fuoco totale e incondizionato. E solo dopo, ha lasciato intendere, potrebbe esserci uno spazio per colloqui diretti con il Cremlino. Anche Putin, da parte sua, sembra voler mostrare segnali di apertura — almeno sul piano simbolico — per non rischiare di perdere un’opportunità diplomatica che potrebbe fargli ottenere, almeno in parte, quanto richiesto. Ma, come ha chiarito Rubio, la finestra aperta da Trump non resterà tale a lungo.