Alla ricerca del senso dello Stato perduto

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E finalmente ci siamo, inizia oggi la XIX legislatura con i primi passi istituzionali, passaggio decisivo per insediare il Parlamento: si eleggono i presidenti del Senato, la seconda carica dello Stato, e della Camera dei Deputati.

Sorpassata ormai, purtroppo, dal lontano 1994, con il tramonto della “Prima Repubblica”, la bella prassi di concederne una all’opposizione come segno, all’inizio del quinquennio, della buona volontà di collaborare (nella scorsa legislatura Cinquestelle e Lega, la prima coalizione che sorse dopo le elezioni del marzo 2018, si spartirono le due cariche), sembra ormai deciso che entrambe verranno assegnate a esponenti della coalizione vincitrice. Peccato, sarebbe stato un bel segno in vista di un avvio di mandato di una nuova fase di governo estremamente delicata, in cui occorre trovare unità su molte questioni che si ereditano dal governo Draghi e dalla situazione politica internazionale, che restano drammaticamente aperte: tra tutte la guerra in Ucraina, e la sottostante fedeltà alla scelta atlantica ed europeista; la questione dell’aumento dell’energia, che apre prospettive molto incerte a livello di tenuta sociale nelle prossime settimane e mesi; e la prosecuzione della via intrapresa e ormai molto avviata con il Pnrr, vera ancora di salvataggio del Belpaese, a cui però sono legate molte riforme istituzionali che devono essere portate avanti per modernizzare il Paese.

Indipendentemente dai nomi che si fanno per presiedere i due rami del Parlamento, non possiamo che auspicare figure di alto profilo, che sappiano interpretare un ruolo istituzionale super partes per garantire il corretto andamento delle procedure interne e, quando chiamati, sappiamo rispondere bene agli impegnativi compiti che la Costituzione assegna loro riguardo in particolari casi, cioè in caso di defezione del Presidente della Repubblica o della scadenza del suo mandato. Senza dimenticare che hanno anche un grande ruolo di rappresentanza istituzionale, sia all’interno che nelle relazioni internazionali. Due figure di alto profilo sarebbero di grande aiuto alla futura Premier, Giorgia Meloni.

Intanto proprio lei, la vincitrice indiscussa delle elezioni del 25 settembre, è impegnata nelle trattative sul totoministri con i leader della sua alleanza, Salvini e Berlusconi. L’intesa sembra ancora di là da venire, anche se c’è ancora un po’ di tempo per i compromessi della politica. Speriamo davvero, nell’interesse di tutti, che possa presentarsi da Mattarella con una lista di nomi che, mettendo d’accordo le diverse anime della sua coalizione, non indulga ai soliti interessi di bottega ma al vero bene del Paese. A breve ne sapremo di più.





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