Africa, l’appello dei gesuiti a non dimenticare il dramma dell’Aids

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L’Hiv è e resta una minaccia per l’Africa e il Madagascar. La realtà in evidenza in una nota pubblicata del gesuiti nel continente, in vista dell’Assemblea dell’Ajan (Africa Jesuit Aids Network), in programma dal 4 al 6 febbraio

Isabella Piro – Città del Vaticano 

 La pandemia da Covid-19 non deve far dimenticare che il virus Hiv e l’Aids sono ancora una grave minaccia per l’Africa e il Madagascar: lo afferma la Conferenza dei Gesuiti per il continente (Jcam), esortando ad “azioni forti e coordinate” per contrastare questa drammatica situazione. In una nota pubblicata in vista dell’Assemblea dell’Ajan (Africa Jesuit Aids Network), in programma dal 4 al 6 febbraio, il presidente del Jcam, padre Agbonkhianmeghe Orobator evidenzia che lo spostamento dell’attenzione globale sul coronavirus ha comportato una diminuzione delle risorse per la lotta all’Aids “come se questa malattia fosse ormai superata. Ma si tratta di una percezione errata, perché il virus Hiv è e rimane una minaccia”.

Gli effetti del Covid sui malati di Aids

Non solo: il Covid-19 ha avuto ricadute più pesanti proprio sulle persone malate di Aids per due motivi: in primo luogo, spiega padre Orobator, esse “sono più vulnerabili al coronavirus a causa di un sistema immunitario già indebolito dall’Hiv”; in secondo luogo, questi malati ora “non hanno più le stesse risorse di prima a disposizione” per cercare di vincere la loro patologia. Di qui, il suggerimento del religioso a “diversificare le fonti di finanziamento, così da non dover fare affidamento solo sui donatori esterni”, e poter davvero rispondere alle esigenze dei fedeli “alla luce dei segni dei tempi”.

Il mondo, infatti, conclude il direttore del Jcam, vede sempre più “un aumento delle conseguenze di malattie, disuguaglianze e iniquità, accompagnato da una crescente mancanza di accesso ai farmaci e alle medicine per i poveri”. Per questo, i Gesuiti ribadiscono il loro impegno nella “advocacy in favore della salute pubblica e della giustizia sociale”. Dal suo canto, il direttore dell’Ajan, padre Ismael Matambura, punta a “migliorare la capacità di gestione, valutazione, monitoraggio e misurazione dell’organismo in relazione all’impatto dell’Aids sul territorio”. Per questo, il network investirà sulla formazione e l’avvio di progetti specifici, guardando agli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e le priorità della salute pubblica mondiale.

Con sede nell’arcidiocesi di Nairobi, in Kenya, l’Ajan facilita e coordina gli sforzi dei membri della Compagnia di Gesù nella lotta contro l’Hiv e l’Aids in Africa attraverso il networking, la comunicazione, lo sviluppo delle capacità, l’advocacy, la raccolta di fondi e la mobilitazione di risorse. Nel dettaglio, l’organismo offre servizi quali la cura e il trattamento dell’Hiv, la consulenza spirituale e psicosociale nonché lo sviluppo umano integrale dei malati attraverso la donazione di mezzi di sussistenza e il supporto all’istruzione per gli orfani e i bambini vulnerabili.



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