Robert Prevost cardinale.
Il Conclave ha scelto il 267esimo papa della Chiesa cattolica. È il cardinale Robert Francis Prevost. Cittadino statunitense e peruviano, docente, missionario, pastore e uomo di curia. Un cardinale molto vicino alla visione di Bergoglio, ma con un carattere più riservato. Meno impulsivo. Riflessivo, con grande capacità di ascolto e con un sorriso misurato, alla Mario Draghi. Un uomo capace di essere ponte fra il sud e il nord del mondo. Una persona, dice chi gli lavora accanto, in cui convivono il pragmatismo di un nordamericano e la sensibilità dei latinoamericani. Probabilmente il “meno americano” dei cardinali statunitensi, anche perché due terzi della sua vita gli ha vissuti in America Latina e in Europa.
La sua inclinazione pastorale, la prospettiva globale e la capacità di governare gli uffici della curia vaticana sono le principali qualità che lo fanno eleggere come successore di papa Francesco e 267° pontefice della Chiesa cattolica.
Sembra calzante quanto scrisse in un comunicato nel 2023 l’Unione Teologica Cattolica per salutare la nomina a cardinale di Prevost: “porta al Collegio Cardinalizio il cuore di un missionario e anni di esperienza ministeriale che spazia dalle aule accademiche ai quartieri poveri fino ai vertici dell’amministrazione. Egli incarna la chiamata evangelica ad essere pronti a servire ovunque lo Spirito ci conduca”. Robert Francis Prevost è nato a Chicago il 14 settembre del 1955, un mercoledì.
Il futuro papa nasce nei giorni in cui la metropoli dell’Illinois è scossa da un delitto a sfondo razziale avvenuto in Mississippi, di cui è vittima un adolescente afroamericano di 14 anni, Emmett Louis Till, originario di Chicago. La vicenda è considerata uno degli eventi che rafforzerà il movimento per di diritti civili negli Stati Uniti. I registri locali riportano che Robert Francis Prevost, come i suoi fratelli maggiori, Louis Martin e John Joseph, nasce al Mercy Hospital tra la 25a strada e Prairie Avenue. I suoi genitori, all’epoca 35 e 43 anni, vivevano in una casa di mattoni acquistata nuova nel 1949, pagando un mutuo mensile di 42 dollari.
Louis Prevost (origine francesi e italiane) era il sovrintendente delle scuole della periferia sud del Distretto 169. Mildred Martinez Prevost, la madre, origini spagnole, aveva studiato biblioteconomia alla DePaul University, conseguendo la laurea nel 1947 a 34 anni. Due anni dopo ha conseguito un master in educazione. Due delle sue sorelle erano suore. Robert Francis studia alla scuola St. Mary of the Assumption nel Far South Side. Una foto del novembre del 1962 lo mostra a 7 anni, in classe, allineato in piedi con i suoi compagni, con indosso una camicia bianca e la cravatta.
Alla fine della terza media, Prevost comincia frequentare la St. Augustine Seminary High School, gestita da sacerdoti dell’Ordine di Sant’Agostino. In seguito si sposta alla Villanova University, presso Filadelfia, dove nel 1977 si laurea in matematica. Nello stresso anno entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis. Il 29 agosto 1981 emette i voti solenni. Quindi si diploma in Teologia presso la Catholic Theological Union di Chicago.
All’età di 27 anni viene inviato dall’Ordine a Roma per studiare Diritto Canonico presso l’Angelicum, la a Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in cui studiò anche Karol Wojtyla. Prevost riceve l’ordinazione sacerdotale a Roma il 19 giugno 1982 per mano dell’arcivescovo Jean Jadot, pro-presidente del Segretariato vaticano per i non cristiani. Dopo l’ordinazione il giovane sacerdote ha occasione di incontrare Giovanni Paolo II. Una foto che la parrocchia di St. Mary of the Assumption ha incluso nel libro del 1986 che celebra il suo 100° anniversario mostra Robert Francis che sorride timido mentre stringe la mano di un sorridente Giovanni Paolo II. Alle loro spalle un altro sacerdote sorride compiaciuto.
In seguito Prevost comincia la sua attività missionaria. Viene inviato a lavorare nella missione di Chulucanas, a Piura, nel nord del Perù, dove resta nel 1985 e 1986.
Nel 1987 consegue il Dottorato con la tesi: “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino”. Nello stesso anno viene eletto direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia Agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, in Illinois (USA). Nel 1988 torna in Perù nella missione di Trujillo come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei Vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Lì assume vari incarichi: priore di comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998). Nell’Arcidiocesi di Trujillo è stato vicario giudiziario (1989-1998), professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario Maggiore “San Carlos e San Marcelo”.
Nel 1999 Prevost torna negli Stati Uniti, con il ruolo di priore provinciale della Provincia “Madre del Buon Consiglio” (Chicago). Dopo due anni e mezzo, il Capitolo generale ordinario degli Agostiniani lo elegge priore generale, ministero che l’Ordine gli affida nuovamente nel Capitolo generale ordinario del 2007. Nell’ottobre 2013 Prevost torna nella sua Provincia (Chicago) per essere insegnante dei professi e vicario provinciale.
Prevost mantiene questi incarichi fino a quando Papa Francesco non lo nomina, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della Diocesi di Chiclayo (Perù), elevandolo alla dignità episcopale di vescovo titolare della Diocesi di Sufar. Prevost viene ordinato vescovo il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella Cattedrale della sua Diocesi. È vescovo di Chiclayo dal 26 settembre 2015. Nello stesso anno Prevost ottiene la cittadinanza peruviana.
In una intervista a Vatican News, Prevost ha ricordato di aver sempre sentito la vicinanza di Francesco. “Mi chiedeva: ‘Come stai? Come vanno le cose?’”
Quando nel 2023, in una intervista pubblicata sul sito degli Agostiniani, viene chiesto a Prevost che cosa significa essere un buon pastore, lui risponde:“Essere un buon pastore significa essere in grado di accompagnare il popolo di Dio e di vivere vicino a lui, non essere isolato. Papa Francesco lo ha detto chiaramente molte volte. Non vuole vescovi che vivono nei palazzi. Vuole vescovi che vivano in relazione con Dio, con il resto dell’episcopato, con i sacerdoti e soprattutto con il popolo di Dio in un modo che rifletta la compassione e l’amore di Cristo, creando comunità, imparando a vivere ciò che significa essere parte della Chiesa in un modo integrale che include molto ascolto e dialogo. Il vescovo deve avere molte competenze. Deve sapere come governare, come amministrare, come organizzare e come essere in contatto con le persone. Ma se dovessi individuare una caratteristica al di sopra di tutte le altre, è quella che deve annunciare Gesù Cristo e vivere la fede in modo che i fedeli vedano nella sua testimonianza un incentivo a voler essere parte sempre più attiva della Chiesa che Gesù Cristo stesso ha fondato. In breve, aiutare le persone a conoscere Cristo attraverso il dono della fede”
Dal marzo del 2018 Prevost diventa secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana. Papa Francesco lo nomina nel 2019 membro della Congregazione per il Clero e nel 2020 membro della Congregazione per i Vescovi.

Un giovanissimo Prevost con papa Karol Wojtyla.
Il 15 aprile 2020 Francesco lo nomina Amministratore Apostolico della diocesi di Callao.
Dal 30 gennaio 2023 il cardinale con doppia cittadinanza viene chiamato a Roma, dove assume l’incarico di Prefetto del Dicastero per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.Prevost viene creato cardinale nel Concistoro del 30 settembre 2023 e gli viene assegnata la Diaconia di Santa Monica, presso il Collegio internazionale Santa Monica, retto dagli agostiniani, in piazza del Santo’Uffizio. Prevost ne prende possesso la mattina di domenica 20 gennaio 2024.
Per il suo ruolo in Curia Prevost ha occasione di incontrare papa Francesco ogni sabato mattina. Il porporato ha raccontato a Vatican News che “all’inizio era alle 8 del mattino. Ma qualche volta arrivavo alle 7.30 e lui era già ad aspettarmi, così ho cominciato ad andare un po’ più presto e talvolta lui anticipava”. Prevost ha ricordato un dettaglio: “Mi diceva, fra le altre cose, alla fine dell’udienza: “Non perdere il senso dell’umorismo, bisogna sorridere”.
In questi anni romani Prevost ha espresso un solo rimpianto. “Mi considero un tennista dilettante”, ha detto a un intervistatore. “Da quando ho lasciato il Perù ho avuto poche occasioni per allenarmi, quindi non vedo l’ora di tornare in campo”.
Ora avrà ancora meno tempo.
Sulle sfide che attendono la Chiesa, Prevost si era espresso con chiarezza nella intervista del 2023: “Dobbiamo proclamare la buona novella del Regno di Dio e allo stesso tempo comprendere cosa sia la Chiesa nella sua realtà universale. Questa è una delle cose che ho imparato quando ero priore generale degli agostiniani ed è stata certamente una grande preparazione per il ruolo che ho ora. Ci sono molte culture diverse, molte lingue diverse, molte circostanze diverse in tutto il mondo in cui la Chiesa risponde. Quindi, nell’elencare le nostre priorità e nel valutare le sfide che abbiamo davanti, dobbiamo sapere che le urgenze dell’Italia, della Spagna, degli Stati Uniti, del Perù o della Cina, per esempio, molto probabilmente non sono le stesse, tranne che per una cosa: la sfida di fondo che Cristo ha lasciato ai cattolici di predicare il Vangelo e che esso sia lo stesso ovunque. Le priorità del lavoro pastorale saranno sempre diverse in un luogo o in un altro, ma riconoscere la grande ricchezza della diversità del Popolo di Dio è tremendamente utile perché ci rende più sensibili a raggiungere e rispondere meglio a ciò che ci si aspetta da noi”.