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Monsignor Bruno Forte commenta l’elezione di Leone XIV


Un Papa americano, ma anche peruviano, francese, spagnolo, italiano. Un missionario. Un agostiniano. Un uomo che ha attraversato culture, continenti e Chiese. Un nome antico, Leone, che richiama papi riformatori e coraggiosi. Una scelta che ha il sapore della profezia. Così, a pochi minuti dall’elezione al soglio pontificio del cardinale Robert Francis Prevost, ora Leone XIV, monsignor Bruno Forte, teologo e arcivescovo di Chieti-Vasto, ci offre una lettura intensa e profonda di quanto sta accadendo.

«È importante che per la prima volta venga eletto un Papa dagli Stati Uniti. Ma attenzione: è un uomo che ha passato tanti anni fra i poveri del Perù, dove è stato anche vescovo. Papa Francesco lo ha voluto alla guida della Congregazione dei Vescovi proprio per la sua esperienza universale. Ed è un agostiniano, uno che conosce in profondità Sant’Agostino e ne vive lo spirito».



Il nuovo Papa, nato a Chicago nel 1955, ha pronunciato nove volte la parola “pace” nel suo primo discorso da pontefice. Ha parlato in italiano con qualche incertezza, si è rivolto ai fedeli anche in spagnolo, ha salutato la sua amata diocesi peruviana di Chiclayo. Alla fine ha recitato con il popolo in piazza l’Ave Maria, chiedendo preghiera per il suo ministero. E ha ricordato Francesco, il Papa «dalla voce debole ma sempre coraggiosa».

«Tutti questi elementi – prosegue monsignor Forte – ne fanno davvero un Papa che esprime la Chiesa universale e, al tempo stesso, le chiese locali: dall’America Latina al Nord America, da Roma – dove viveva da diversi anni ed è stato docente – fino ai luoghi del mondo dove ha lasciato il cuore. È il Papa della Chiesa globale al servizio della pace».

Il motto scelto da Leone XIV è una dichiarazione d’intenti: “In Illo uno unum”, “In Lui uno siamo uno”. È un versetto tratto da un’omelia di Sant’Agostino. L’unità in Cristo. E, per monsignor Forte, non poteva esserci parola più urgente.

«È molto agostiniano, no? E credo che sia anche molto bello. L’unità è forse la cosa di cui il mondo ha più bisogno. La pace nasce dall’unità. Hanno scelto un uomo che può servire la causa della pace con fiducia, umiltà e fede».

Ma perché proprio Leone? È un nome che nella storia della Chiesa non passa mai inosservato. Dal Leone Magno del V secolo, dottore della Chiesa e difensore di Roma, fino a Leone XIII, autore della Rerum Novarum e padre della dottrina sociale della Chiesa moderna.

«Abbiamo avuto grandissimi papi di nome Leone. Pensiamo a Leone Magno, ma anche a Leone XIII, il papa delle grandi encicliche sociali. Nella storia, i papi che hanno portato questo nome hanno servito la pace e la giustizia, sono stati pastori totalmente dediti al servizio del popolo di Dio. È un nome che ha risonanze agostiniane, è la storia della fede che ritorna».

Il nuovo pontefice – americano di nascita ma figlio del mondo – rappresenta, secondo monsignor Forte, «una felice sintesi di culture e spiritualità: figlio di un padre francese e italiano e di madre spagnola, con radici nel Midwest degli Stati Uniti e un cuore rimasto in Sud America».

«Anche questo lo mette in continuità con Papa Francesco: origini miste, missionario per tanti anni in Perù, poi a Roma. La sua lingua madre è l’inglese, ma ha vissuto a lungo parlando spagnolo, e oggi si esprime anche in italiano. È davvero il Papa del villaggio globale. Un uomo che può portare la fede al servizio della pace dell’umanità intera».

E il compito che lo attende è immenso. Monsignor Forte lo riassume in tre livelli, tutti legati alla parola chiave del nuovo pontificato: pace.

«Primo: la pace dei cuori. Deve essere il Papa che annuncia al mondo la fonte della vera pace, che è l’amicizia con Dio e il servizio dell’amore verso gli altri. Secondo: la pace nella Chiesa. Un Papa che costruisca comunione tra le tante anime che vivono nella Chiesa, in nome dell’amore di Cristo. E infine, la pace tra i popoli: un Papa che si possa spendere per la pace nel mondo, con profondo rispetto delle diversità e delle storie di ciascuno».

In piazza San Pietro, la voce emozionata di Leone XIV ha lanciato un appello: «Aiutateci anche voi a costruire ponti, con il dialogo e con l’incontro». Parole che evocano le immagini più vive del pontificato di Francesco, ma che si proiettano già nel futuro. «Ha parlato con tanta serenità, con tanta luminosità. Questo è stato molto bello. Che il Signore lo aiuti. Preghiamo per lui».

Un pastore che viene da lontano, ma che si è fatto prossimo. Un Papa che abbraccia il mondo con il cuore di Sant’Agostino. Un nuovo Leone chiamato a custodire l’unità e costruire la pace.





Dal sito Famiglia Cristiana

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