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Tra pellegrini e curiosi nella piazza in fermento: «Tifiamo Pizzaballa». Poi il boato per

«Where is the chimney? What time will the smoking be? It’s a great thing». Dorothy, arrivata apposta da Londra per conoscere il nuovo Papa, è in fibrillazione. “The chimney” è il comignolo più famoso del mondo, quello della Cappella Sistina. 

Gli occhi della piazza e gli obiettivi dei fotografi sono tutti puntati lì. Alle 21 in punto arriva la fumata. Nera, anzi nerissima, come pronosticato alla vigilia. «Non s’è mai visto un Papa eletto al primo colpo», dice un signore con i giornali sotto braccio che arriva a San Pietro dopo aver attraversato la Porta Santa. Il meteo è capriccioso: sole, nuvole, qualche goccia di pioggia, poi di nuovo il sole. «L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo», scandisce il decano dei cardinali, Giovanni Battista Re, nell’omelia della Messa Pro Eligendo Romano Pontifice, concelebrata da tutti i cardinali e diffusa in piazza attraverso i maxischermi. 

Un ragazzo messicano si inginocchia sul selciato. Due suorine si riparano sotto l’ombrello. «Tifiamo Pizzaballa», dice, senza mezzi termini, una coppia di bergamaschi arrivati a Roma per il Giubileo. 

Via della Conciliazione è divisa a corsie: una è riservata ai pellegrini che arrivano con la Croce dell’Anno Santo per dirigersi verso la Porta Santa. Pochi gli italiani, molti i latinoamericani, moltissimi gli asiatici, filippini soprattutto, che avanzano mentre uno di loro li filma con il cellulare incastonato nel bastone da selfie. Un pellegrinaggio molto social. Un’altra corsia è riservata a giornalisti e cameramen arrivati da ogni parte del globo e che mandano in onda dirette a raffica cercando di far vedere bene il fatidico comignolo. L’altra ancora è riservata ai pellegrini di ritorno dalla Porta Santa subito “intercettati” dai cronisti che chiedono del totopapa.

Un gruppo arriva da Paratico, paesino di cinquemila abitanti in provincia di Brescia e diocesi di Bergamo: «Il prossimo Papa? Pizzaballa sarebbe perfetto, si potrebbe chiamare Giovanni XXIV».

Un gruppo di religiose spagnole, le Piccole suore degli anziani abbandonati, in saio nero e velo bianco, arriva da Santiago de Compostela e Saragozza. «Vorremmo un Papa che mettesse insieme la profondità e la dottrina di Benedetto XVI e la vicinanza ai poveri e la semplicità di Francesco», dicono, «nomi? Ci penserà lo Spirito Santo». 

Francesca è arrivata dal Canton Ticino apposta per il Conclave e il nuovo Papa: «Pizzaballa mi piace. Ha uno sguardo e un carisma che mi ricordano molto Giovanni Paolo II», dice, «un altro che mi sembra simpatico è quello svedese, Arborelius. Quando ho visto i cardinali in processione per la Messa mi sono commossa. Hanno una grande responsabilità, non vorrei essere al loro posto». 

San Pietro è una caravanserraglio: monsignori che svicolano, suore che pregano, pellegrini che si inginocchiano sul selciato, pellegrini che cantano, un tizio con alcune frasi del Vangelo stampate sulla t-shirt distribuisce volantini sulla fine del mondo («è imminente», profetizza, «leggete cosa dice l’Apocalisse»), giornalisti che braccano chiunque per cavare fuori una dichiarazione, un’impressione, un guizzo. Gli osti di Borgo Pio dicono che negli ultimi due giorni i cardinali si sono diradati fino quasi a scomparire: «Hanno paura di voi giornalisti, gli fate troppe domande», spiega un cameriere. Qualche cronista si avvicina a un tizio con il clergyman e un mazzo di chiavi in mano. «Lavoro in Vaticano e sto preparando il Conclave», dice sghignazzando e agitando le chiavi. È Maxi Schafroth, un comico e cabarettista bavarese, che deve fare alcuni sketch sulla “febbre da Conclave”. 

«Chissà a che ora arriva la fumata stasera», dice una signora che, confessa, non se la sente di restare fino a tardi. Il sole, ora, fa sul serio. I cardinali entrano in processione salmodiando, in latino, le litanie dei santi e il Veni Creator per invocare lo Spirito Santo. Il sito Politico dice che molti di loro hanno guardato il film Conclave di Edward Berger. «Alcuni l’hanno guardato al cinema», ha detto un religioso perché lo considerano «sorprendentemente accurato ed è stato uno strumento di ricerca utile, soprattutto in un momento in cui molti dei partecipanti al vero Conclave hanno poca esperienza della politica e dei protocolli vaticani».

In piazza San Pietro aleggia una strana euforia, una curiosità febbrile. L’ombra di papa Francesco, del suo stile, del suo modo di fare e del suo carisma si staglia tra i fedeli e i curiosi. Un papa pastore, hanno chiesto i cardinali. Un pastore in continuità con Francesco, chiedono i pellegrini. 

Margot, da New York, posa per un selfie con la sua cagnolina nera alla quale ha messo in testa una tiara bianca da Papa. Ride di gusto. Così va a San Pietro in questi giorni, dove tutto si mescola e tutto si confonde. L’Extra Omnes, con quella ritualità in bilico tra tempo ed eterno, riporta il silenzio nella piazza. Il Conclave è cominciato. Il colonnato del Bernini, al tramonto, si è riempito di gente che attende. Trentamila, dicono. Qualcuno prega, molti puntano il cellulare verso il comignolo. Gli altri – oltre centomila – scrutano il comignolo collegandosi con il canale YouTube di Vatican News. D’altra parte, è il primo Conclave dell’era social. La folla, spazientita, “chiama” la fumata con un applauso come si fa ai concerti per chiedere il bis dei cantanti sul palco. C’è chi deve correre a cena, chi prendere la metro, chi tornare a casa. Alle 21 in punto, la prima fumata. Il comignolo sbuffa un fumo nerissimo per quasi 5 minuti.

La piazza diventa un tappetto di smartphone accesi per immortalare il momento. Dalla gente sale un piccolo boato di disappunto, più che di disapprovazione. San Pietro si svuota rapidamente. «Volevamo esserci», dice soddisfatta una coppia di ragazzi baresi. Il Conclave è l’ultimo rito offline che ci fa concedere una pausa nell’era dello scrolling infinito sui social, degli algoritmi che ci dicono cosa dobbiamo vedere, dell’autonarrazione, che siano congressi di partito, indagini, summit tra leader politici. Il mistero che vince sulla (presunta) trasparenza di chi fa finta di far vedere tutto senza far capire niente.





Dal sito Famiglia Cristiana

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