Nel pomeriggio la processione dei 133 porporati elettori dalla Cappella Paolina alla Cappella Sistina, con l’inno del “Veni, creator Spiritus”. Poi il giuramento in latino sul Vangelo. Infine l’intimazione di rito del “Fuori tutti” scandito dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Ravelli. Da oltre 13 anni, 4439 giorni, il mondo non sentiva pronunciare questa formula. Numerose persone seguono l’evento dai maxi schermi in Piazza San Pietro
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Veni creátor Spíritus, mentes tuórum visita…
L’antica invocazione dello Spirito Santo accompagna il lento incedere dei 133 cardinali elettori dalla Cappella Paolina verso la Sistina. I contatti con il mondo sono interrotti, la Cappella affrescata da Michelangelo è blindata per evitare ogni intrusione esterna, i cellulari lasciati a Santa Marta. I porporati convocati a Roma per eleggere il nuovo Papa sono ora l’uno a fianco all’altro ma da soli davanti a Dio per scegliere colui che guiderà la Chiesa cattolica universale.
“Un Papa pastore, costruttore di ponti, maestro di umanità e volto di una Chiesa samaritana”, è l’identikit che gli stessi cardinali hanno tracciato nella ultima congregazione generale di ieri, in cui è stata sottolineata la necessità di portare avanti le “riforme” avviate da Francesco.
Tutto pronto in Sistina
Le votazioni avvengono sotto le volte affrescate dal Giudizio universale, dove tutto è pronto, tutto è stato allestito da ieri. I banchi in legno di ciliegio con nomi e cognomi di ciascuno degli elettori, disposti su due file di diverso livello, le tovaglie cremisi, le sedie di velluto, la cartella dai bordi dorati, le penne, le schede, le biglie per eleggere scrutatori, revisori, infirmarii, il filo e l’ago da infilare nelle schede sul punto in cui si trova la parola Eligo, da gettare poi nella stufa.
La processione verso la Sistina
Insieme i cardinali hanno lasciato, intorno alle 15.45, la Domus Sanctae Marthae dove risiedono durante il Conclave e si sono avviati verso il Palazzo Apostolico. Insieme hanno pregato nella Cappella Paolina e ancora insieme hanno percorso il breve tratto della Sala Regia per raggiungere la Sistina, con il sottofondo delle Litanie dei santi. Una lunga fila di abiti corali, ad eccezione degli abiti neri dei porporati provenienti da Chiese di rito orientale e del saio bianco del cardinale domenicano Timothy Radcliffe. Capelli grigi, neri, bianchi, castani, lunghi, corti, ricci, spuntano da sotto le berrette rosso porpora che sfilano nei corridoi del Palazzo Apostolico. Volti di diverse fattezze e carnagioni che identificano quell’afflato universale della Chiesa che Jorge Mario Bergoglio ha voluto restituire con i dieci Concistori del suo pontificato.
Il Conclave più “affollato” e variegato
Alcuni di questi volti sono diventati ormai familiari per il grande pubblico tra giornali, social, siti web e tv che li hanno rincorsi nei loro ingressi al cancello del Petriano o li hanno mostrati in speciali serali, dirette, schede che indicavano i cosiddetti “papabili”.
Il più giovane degli elettori ha 45 anni, l’ucraino Mykola Byčok, vescovo dell’eparchia greco-cattolica di Melbourne; il più anziano è Carlos Osoro Sierra, arcivescovo emerito di Madrid, 79 anni, 80 prossimamente. È presente pure il cardinale bosniaco Vinko Puljic, arcivescovo emerito di Sarajevo, finora in dubbio per motivi di salute: entra nella Cappella con l’ausilio di un bastone e l’aiuto di un prelato. È il Conclave più affollato e variegato della storia. Gli elettori vengono da 70 Paesi dei cinque continenti, rappresentano grandi metropoli, piccole diocesi, realtà sofferenti e comunità perseguitate.
Il giuramento dei cardinali
In Cappella Sistina entrano e si dispongono nello stesso ordine della processione, per grado e creazione. Il primo è l’ultimo dei cardinali diaconi, George Koovakad, già prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso. Chiude la processione il cardinale primo tra i vescovi, il già segretario di Stato Pietro Parolin. Per il giuramento si segue l’ordine inverso: la lunga formula in latino introduttiva viene pronunciata dallo stesso Parolin, quindi ciascuno dei porporati giura in latino sul libro aperto del Vangelo, posto su un leggio davanti all’altare.
“Extra Omnes”
L’Extra Omnes, l’intimazione di rito del “fuori tutti”, scandito dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Diego Ravelli, segna la chiusura dei pesanti battenti della Sistina, sorvegliati da due Guardie Svizzere. Sono le 17.46. E sono trascorsi oltre 12 anni, 4439 giorni, dall’ultima volta che il mondo aveva sentito questa antica formula.
Oltre agli elettori, rimangono in Sistina solo il maestro delle Celebrazioni Liturgiche e padre Raniero Cantalamessa, cardinale ultraottantenne, predicatore emerito della Casa pontificia, che propone la seconda meditazione (la prima era stata tenuta dall’abate benedettino di San Paolo fuori le Mura, dom Donato Ogliari, il 29 aprile), per aiutare i porporati a riflettere “sul gravissimo compito che li attende e sulla necessità che, nell’elezione del Romano Pontefice, agiscano in tutto con retta intenzione cercando di compiere solo la volontà di Dio mirando unicamente al bene di tutta la Chiesa” come si legge nell’Ordo rituum conclavis. Dopo la meditazione, monsignor Ravelli e padre Cantalamessa lasciano la Sistina. Il cardinale Koovakad chiude le porte a chiave. Cum clave, appunto. Fuori tutti.
Intanto una ampia folla si è radunata già da questa mattina in Piazza San Pietro e guarda verso il comignolo sopra il tetto della Sistina. Dai maxi schermi segue l’apertura di uno dei momenti più simbolici della vita della Chiesa: l’elezione del Papa. Lui è già presente tra i 133 cardinali, il mondo lo conoscerà prossimamente.