Nella Messa pro eligendo Pontifice, presieduta stamani nella Basilica Vaticana, il cardinale decano tratteggia i compiti di ogni successore di Pietro, improntati al “comandamento nuovo” dell’amore. Il richiamo ai porporati elettori: scegliere con “massima responsabilità umana ed ecclesiale”, evitando le considerazioni personali e guardando al bene della Chiesa e dell’umanità
Isabella Piro – Città del Vaticano
“Farò sorgere un sacerdote fedele, che agirà secondo i desideri del cuore” di Dio: l’antifona iniziale accompagna la lunga processione che stamani, 7 maggio, lentamente fa il suo ingresso nella Basilica Vaticana, gremita di cinquemila fedeli, in occasione della Messa Pro eligendo Romano Pontifice. A presiedere il rito all’altare della Confessione, è il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Nel luogo di culto che custodisce le spoglie di Pietro, il cui successore il Conclave è chiamato ad eleggere, concelebrano 220 porporati, elettori e non elettori. Ai primi tocca il compito di scegliere il 267.mo Pontefice: il suo nome è ancora custodito nel cuore del Signore, ma a lui sono rivolti le preghiere e gli occhi del mondo.
In fiduciosa attesa
Nella “fiduciosa attesa” di queste ore, il cardinale Re invoca l’aiuto dello Spirito Santo, perché “pregare – dice – è l’unico atteggiamento giusto e doveroso”:
Sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso
Massima responsabilità umana ed ecclesiale
Quello dei cardinali elettori, che alle 16.30 si riuniranno nella Cappella Sistina e daranno inizio al Conclave, è “un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale – sottolinea il cardinale Re – e ad una scelta di eccezionale importanza”:
Un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità
L’amore cambia il mondo
Il porporato si sofferma, quindi, sul Vangelo di Giovanni, proclamato in latino durante la celebrazione: è il passo in cui Gesù invita i discepoli a rimanere nel suo amore, il comandamento “nuovo” che “non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli”. “L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo”, prosegue il cardinale decano, ribadendo che “la qualità fondamentale dei Pastori è l’amore fino al dono completo di sé”, insieme “all’aiuto vicendevole e all’impegno per la comunione ecclesiale e per la fraternità umana universale”
Far crescere la comunione
“Far crescere la comunione” è un altro compito del Successore di Pietro evidenziato dal cardinale: “comunione di tutti i cristiani con Cristo”, spiega, comunione dei vescovi con il Papa e tra loro:
Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione”.
Unità nella diversità
Altrettanto forte è il richiamo a “mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli”:
L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga sempre nella piena fedeltà al Vangelo.
L’elezione di un Papa non è mero avvicendamento
Un nuovo Papa “secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità” è dunque l’invocazione del decano, perché l’elezione di un Pontefice “non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’apostolo Pietro che ritorna”:
Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio.
I cardinali siano concordi nella scelta
Infine, l’auspicio affinché i cardinali elettori riuniti nella Cappella Sistina – là dove il Giudizio universale di Michelangelo ricorda a ciascuno “la grandezza della responsabilità” di porre il Pontificato “nella mani giuste” – siano “concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo”.
Dopo l’omelia, durante la preghiera universale dei fedeli pronunciata in diverse lingue, è stata elevata una particolare intenzione in cinese per il defunto Papa Francesco, perché il Signore “lo introduca nella pienezza della vita eterna, in chi ha creduto e sperato nel suo pellegrinaggio terreno”.