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Serena: “Nell’abbraccio del Papa rivive mia figlia Angelica”


Commosse tutti, il primo aprile 2023, il dolore di Serena e Matteo, che nella notte avevano perso la loro unica figlia, affetta da trisomia 18. Fuori dal Policlinico Gemelli incontrarono Papa Francesco e il suo calore di padre. “Un abbraccio che valeva più di mille parole – racconta Serena – per noi un momento indelebile”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Un cuore in frantumi”. È una frase che Serena Subania ripete più volte durante la conversazione con i media vaticani. Non c’è altra immagine per spiegare cosa prova una madre per la morte di un figlio, non c’è nemmeno una parola che la possa definire, ripeteva spesso Papa Francesco. Ma c’è un gesto, quello che lui stesso ha fatto per Serena e suo marito Matteo, all’indomani della scomparsa della loro bambina di 5 anni e mezzo: Angelica, affetta da trisomia 18, morta la notte del 31 marzo 2023. Era ricoverata al Policlinico Gemelli come lo stesso Pontefice che quell’ospedale stava lasciando per tornare a Santa Marta dopo una bronchite. Il gesto è quello di abbracciarli, tenerli stretti, interessarsi della loro storia, della loro vita e consolarli con una preghiera detta insieme e un rosario donato per continuarla tra le mura della loro casa.


Angelica tra le braccia di mamma e papà

Incontro indelebile

Il dolore inconsolabile trova riparo così nelle braccia del Padre. Serena si emoziona sempre quando vede le immagini di quel momento che oggi, dopo la morte di Papa Francesco, diventano anche una chiave per spiegare il suo pontificato. “Tutto rimarrà di lui, i suoi insegnamenti, il peso dei suoi gesti – dice Serena – come rimarrà per me indelebile l’incontro che ho avuto con lui. Con la morte non si esaurisce nulla, l’amore resta come tutto ciò che si è seminato nella vita. Sono proprio questi i ricordi che rimangono e ci danno comunque la forza di andare avanti”. “Quando due anni fa ho incontrato il Papa, sicuramente è stato un momento forte in cui mi sono sentita molto sostenuta, molto capita e spero che in quell’abbraccio si sia potuto diffondere anche il messaggio di accoglienza della vita”.

L’abbraccio consolante

Serena parla di “incoscienza dovuta al dolore” quando ricorda il modo in cui si è avvicinata a Francesco. “In quel momento non realizzi bene quali siano i protocolli, quale sia la cosa migliore da fare, tu hai solo questo dolore da gestire e non sai nemmeno come fare”. “Un dolore devastante, perdere un figlio è contro natura, il cuore va in frantumi. Poi anche quando il tempo passa comunque non guarisce, impari solo a conviverci, andare avanti con i ricordi, con quello che di bello c’è stato”. L’abbraccio diventa un toccasana.  “L’ho sperimentato in ospedale quando tra mamme condividevamo il dolore della malattia di un figlio, e lo sperimento nella mia vita quando con mio marito ci abbracciamo per avere conforto, ricordando Angelica”.

Angelica tra le braccia del Papa

Per tre volte Serena e Matteo hanno incrociato lo sguardo di Francesco. Nella solennità del Corpus Domini nel 2019 il Papa visita la parrocchia di Santa Maria Consolatrice nel quartiere romano di Casal Bertone, qui incontra famiglie con bimbi disabili e ci sono anche loro: Serena gli mette in braccio Angelica, la più piccola tra i bambini presenti. “Mi venne istintivo, in quel momento si è creato un legame tra noi, Papa Francesco e Angelica”. Successivamente l’incontro al Gemelli, il giorno dopo la morte della figlia, poi negli studi Rai di “A sua immagine”, in un clima emotivo fortemente diverso ma come sempre intenso. “Con Matteo – racconta Serena – cerchiamo di tenere Angelica sempre presente tra noi, lei ci guida con la sua luce, con il suo valore, con la sua presenza. Certo è un dolore non poterla toccare, non averla qui ma cerchiamo comunque di andare avanti”.

La piccola Angelica

La piccola Angelica

Non è una croce

Il primo dolore arriva quando la coppia scopre che la bimba tanto desiderata ha una malattia rara. “Subito ci hanno detto di interrompere la gravidanza, eravamo impreparati e non avevamo messo in conto la possibilità della malattia”. In questo sgomento, Serena sente forte un pensiero: “l’idea che avevo dentro di me era che io a mia figlia avrei dovuto dare la vita, non toglierla”. È un pensiero che anche Matteo sposa per amore di sua moglie. Serana inizia subito ad informarsi, scopre l’associazione “Soft Italia”, che supporta le famiglie che hanno a che fare con la trisomia 18. Trova nel Policlinico Gemelli l’altra ancora di salvataggio. “Così ho scoperto che avrei potuto portare avanti la gravidanza e dare a mia figlia la sua opportunità di vita,. che si sarebbe potuta risolvere spontaneamente durante la gestazione o nascere e anche vivere”. E c’è un altro pensiero, profondo e pieno d’amore, che si rafforza in Serena: “Ho capito che se avessi deciso di andare avanti non avrei mai portato Angelica come una croce ma come un dono, perché lei aveva diritto alla sua vita senza accanimenti. Ho sempre pregato e abbiamo potuto vivere con Angelica cinque anni e mezzo con estrema serenità, con tanta felicità, perché noi l’abbiamo percepita, lei ce ne ha dato sempre prova e insomma siamo grati di aver detto sì”.

La fede è il dono di Angelica

Quel sì che cambia il destino, che impone una riorganizzazione della quotidianità ma dal quale non si indietreggia un momento. “Ho sempre avuto un dialogo con Dio, ho cercato e cerco di fare della mia vita un dono e questo penso che sia ciò che mi ha aiutato di più. Avere rispetto della mia vita, di quella degli altri, rispetto per la vita di Angelica che, pur nei pochi anni insieme a noi, ci ha insegnato a non mollare, ad essere resilienti, pazienti. La fede – conclude Serena – è stata proprio incarnata nel dono di Angelica. So che ora vive veramente nella luce, nella pace e speriamo abbia incontrato nuovamente Papa Francesco!”.

Ascolta la testimonianza di Serena, la mamma di Angelica



Dal sito Vatican News

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