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Papa Francesco e la guerra, fino alla fine il suo no al riarmo

I suoi dodici anni di pontificato di Bergoglio sono densi di interventi dai quali emerge un rifiuto netto dei conflitti e della corsa agli armamenti. Forte e quanto mai attuale anche il magistero sul riarmo atomico

Andrea Tornielli 

È stato il suo lascito, il suo ultimo grido al mondo. Lui, profeta inascoltato reso quasi afono dalla malattia, ha voluto gridare al mondo il suo messaggio di pace. Il suo messaggio contro la folle corsa agli armamenti che sottrae risorse da impiegare per il bene dei popoli e le investe in strumenti di morte e distruzione. «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!», ha detto Papa Francesco nell’Urbi et Orbi della domenica di Pasqua 2025: «L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo […]. Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!».

Non venga mai meno il principio di umanità

«Non venga mai meno — ha aggiunto — il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano. Davanti alla crudeltà di conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità». Francesco è stato profeta inascoltato perché fin dal 2014 ha denunciato quella che definiva la “terza guerra mondiale a pezzi”, con i pezzi che a poco a poco si saldavano. In un mondo che sembra rassegnato alla logica del tutti contro tutti, e che vede lievitare costantemente i capitali impiegati per riempire gli arsenali già zeppi di ordigni in grado di distruggere più volte l’umanità intera, il Successore di Pietro ha continuato a invocare pace, negoziato, oneste trattative, tregua. Anche dal letto d’ospedale, durante il suo lungo ricovero, la pace nel mondo è stata in cima ai suoi pensieri e alle sue preghiere. Nella lettera inviata il 14 marzo 2025 al direttore del «Corriere della Sera» il Papa affermava: «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità».

Il no alla guerra

I suoi dodici anni di pontificato sono densi di interventi dai quali emerge un rifiuto netto della guerra e della corsa agli armamenti. Nell’ottobre 2014, incontrando i movimenti popolari, Francesco affermava: «Ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra. Allora si fabbricano e si vendono armi e così i bilanci delle economie che sacrificano l’uomo ai piedi dell’idolo del denaro ovviamente vengono sanati. E non si pensa ai bambini affamati nei campi profughi, non si pensa ai dislocamenti forzati, non si pensa alle case distrutte, non si pensa neppure a tante vite spezzate». Nel 2020, dall’incontro dei vescovi del Mediterraneo a Bari, Francesco lamentava il «grave peccato di ipocrisia» quando «nei convegni internazionali, nelle riunioni, tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai Paesi che sono in guerra». Mentre di fronte alle autorità di Malta, nel 2022 affermava: «Ci siamo abituati a pensare con la logica della guerra. Da qui comincia a soffiare il vento gelido della guerra, che anche stavolta è stato alimentato negli anni. Sì, la guerra si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi».

Contro il riarmo

Nel 2023, in occasione del sessantesimo anniversario dell’enciclica Pacem in Terris, Francesco diceva: «L’aumento di risorse economiche per gli armamenti è ritornato a essere strumento delle relazioni tra gli Stati, mostrando che la pace è possibile e realizzabile solo se fondata su un equilibrio del loro possesso. Tutto questo genera paura e terrore e rischia di travolgere la sicurezza poiché dimentica come un fatto imprevedibile e incontrollabile possa far scoccare la scintilla che mette in moto l’apparato bellico». Forte e quanto mai attuale anche il magistero di Papa Francesco sul riarmo atomico. Nel novembre 2019, da Hiroshima, aveva ribadito «che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo».



Dal sito Vatican News

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