Sono stati oltre diecimila i pellegrini giunti a Roma da oltre 90 Paesi del mondo insieme familiari e accompagnatori per vivere l’Anno Santo. La responsabile del Servizio nazionale per la pastorale con disabilità della CEI: “La sfida più grande diventa sia sempre più lavorare su un concetto di appartenenza, perché anche chi ha una disabilità abbia una voce attiva nella costruzione della società”
Marina Tomarro – Città del Vaticano
“È stato un Giubileo pieno di gioia in cui è stata celebrata la vita”. Suor Veronica Donatello responsabile del Servizio nazionale per la pastorale con disabilità della CEI, racconta così il Giubileo dedicato alle persone con disabilità, che si è concluso ieri a Roma. “Ai Giardini di Castel Sant’Angelo – continua suor Veronica – erano presenti dei track food, gestiti da persone con disabilità, perché parliamo di dignità lavorativa e poi c’è stato un momento di festa con attori, cantanti, artisti con e senza disabilità, proprio per celebrare la gioia, perché il nostro Papa Francesco ci ha lasciato questo stile, quello in cui il cristiano è gioioso, e le persone che erano li in piazza, mi raccontavano il loro entusiasmo, alcuni di loro erano arrivati dall’Oceania, dal Brasile, avevano fatto 22 ore di volo, e tutto ciò che è davvero commovente”.
La prospettiva dell’appartenenza
Questo Giubileo ha voluto essere anche l’occasione per lanciare uno sguardo verso il futuro, dove le barriere architettoniche siano sempre di più abbattute di prendere parte alla vita della Chiesa E allora “la speranza – dice suor Donatello – è che si passi alla quotidianità e all’appartenenza, che è una parola molto bella. Il Papa in uno dei suoi primi messaggi nel 2018 ci disse che le persone con disabilità spesso sono in prima fila, ma non entrano nelle nostre realtà lavorative e sociali, invece qui possiamo vedere che sono entrati, e che si inseriscono sempre maggiormente, e l’abbiamo visto in questi giorni, e questo è molto bello”
Riconoscere i limiti di ognuno
“Anche accettare i propri limiti, e capire fin dove si può arrivare da soli, diventa importante per creare un mondo più inclusivo nella costruzione della comunità civile ed ecclesiale. Piano piano si stanno facendo dei passi importanti per una sempre maggiore integrazione”, aggiunge la religiosa. E la sfida più grande diventa sia sempre più lavorare su un concetto di appartenenza, perché anche chi ha una disabilità abbia una voce attiva nella costruzione della società, “Nessuno è solo il suo limite – sottolinea – nessuno è solo la disabilità che ha, nessuno è solo la diversità, perché siamo tutti diversi. Allora credo che questa è la sfida, e anche quello di pensare ad un giubileo per tutti”.
Il Giubileo delle persone sorde
Questa mattina nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini, è stata celebrata una Messa per il Giubileo delle persone sorde. I partecipanti provenienti da tutto il mondo dopo la celebrazione si sono recati nella basilica di San Pietro per attraversare la Porta Santa. “Per le persone sorde – spiega suor Veronica – sono stati fatti tanti passi in avanti con il linguaggio LIS all’interno delle celebrazioni. Infatti spesso loro erano un po’ escluse proprio dall’ascoltare e seguire bene la santa messa. Uno dei servizi più belli per esempio che viene fatto durante l’anno, è quello Vatican for All realizzato dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede per le persone con disabilità comunicativa e visiva, dove noi garantiamo in quattro lingue di segni italiano, spagnolo, francese e inglese, la partecipazione delle persone che utilizza il linguaggio LIS. Piano piano tutto questo ha creato una cultura nuova e sempre più negli eventi, negli incontri diocesani, viene utilizzato tutto questo per far sì che le persone con disabilità possano partecipare in modo inclusivo” E l’ultimo pensiero di suor Veronica è per Papa Francesco. “Cosa ricordo maggiormente del Papa? – si domanda sorridendo – Sicuramente gli sguardi ei gesti. E poi alcune parole che mi ha detto e che conservo nel mio cuore”.