Il 30 aprile 1975 la conclusione del ventennale conflitto tra il Nord comunista e il Sud, appoggiati rispettivamente da Unione Sovietica e Stati Uniti. Francesco Sisci: vinse chi seppe soffrire di più, ma oggi il Vietnam è un Paese nuovo, che ha buoni rapporti internazionali
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
L’ingresso nella capitale del Vietnam del Vietnam del Sud, oggi Ho Chi Min City, da parte dei Viet Cong e delle truppe di Hanoi, poneva fine il 30 aprile 1975 ad uno dei più lunghi e sanguinosi conflitti del Novecento, che fece nascere nell’opinione pubblica mondiale la prima forte opposizione alla guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. Francesco Sisci, direttore dell’Asia Institute, sottolinea nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News come questo conflitto nel secolo scorso abbia mobilitato il mondo intero. “Era come se l’intero occidente fosse in guerra contro il comunismo che si esprimeva nel regime settentrionale. Da una parte infatti c’erano le truppe regolari di Hanoi, capitale del Nord, supportate dalla guerriglia Viet-cong e da forze sovietiche, dall’altra l’esercito di Saigon, capitale del Vietnam del Sud, appoggiato dai marines americani”.
No alla guerra!
Nel mondo l’opinione pubblica fu per anni mobilitata nell’esprimere il suo “no” alla guerra. Manifestazioni popolari avvenivano di frequenti. Lo slogan, “Vietnam libero”, appariva scritto sui muri di molte città. Ma, se è vero – sottolinea Sisci – che da una parte la guerra indocinese ha creato gli albori di una coscienza pacifista soprattutto nei giovani dell’epoca, dall’altra non ci si rese conto che si stava appoggiando la vittoria di un regime comunista e il diffondersi della dittatura sovietica. Negli anni successivi alla fine della guerra il ricordo di questo sanguinoso conflitto ha generato una folta letteratura e una vasta produzione cinematografica, sulle conseguenze che l’esperienza bellica causata soprattutto nei giovani americani che andarono in guerra.
Il Vietnam oggi
Quattordici anni dopo la fine del conflitto avvenne la dissoluzione dell’Unione Sovietica e dei Paesi satelliti di Mosca. Oggi – afferma Francesco Sisci – è un Paese diverso. In 50 anni è riuscito a superare le conseguenze drammatiche del conflitto e, con uno sguardo attento al passato, è aperto alla modernità. Buoni i rapporti con Stati Uniti, Cina e Giappone, anche dal punto di vista economico il Vietnam guarda ad un futuro di sviluppo e progresso.