I conflitti in Ucraina e a Gaza, il ruolo del multilateralismo e l’importanza del confronto per la diplomazia della Santa Sede: il cardinale segretario di Stato analizza le principali questioni dell’attualità internazionale in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”: la pace si costruisce pazientemente, giorno dopo giorno, con il rispetto reciproco
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La Santa Sede è molto preoccupata «per il rischio di un’escalation del conflitto» in Ucraina, che causerebbe «ulteriori sofferenze e nuove vittime», mentre riconosce che «sarebbe disumano togliere agli ucraini il diritto di difendersi». Questa la posizione espressa dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista a La Repubblica sulle principali questioni internazionali. «Come ha più volte ricordato Papa Francesco, la pace non si impone, si costruisce pazientemente, giorno dopo giorno, con il dialogo e il rispetto reciproco», sottolinea Parolin, mostrando apprezzamento per ogni iniziativa che possa portare alla pace in quanto «questa guerra non può continuare».
Uscire dalla spirale di conflitto permanente
Il problema di fondo, secondo il porporato, «è una visione sempre più individualista dell’uomo e una crescente sfiducia reciproca tra i membri della comunità internazionale. Nessuno si fida più di nessuno. Questo clima genera paura, riarmo, aggressione preventiva e una spirale di conflitto permanente. È proprio in questo contesto che il compito della Santa Sede è anche quello di accendere qualche piccola luce e di rilanciare le parole dei Successori di Pietro, i quali da oltre un secolo ripetono il loro no alla guerra e alla corsa agli armamenti, come sta continuando a fare Papa Francesco».
Nel rimarcare il «punto di partenza», ovvero che la Santa Sede «sostiene con chiarezza la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina», Parolin osserva che «spetta agli stessi ucraini decidere che cosa vorranno negoziare o eventualmente concedere da questo punto di vista». Una pace giusta e duratura, secondo il cardinale, sarà possibile solo se fondata «sul rispetto della giustizia e del diritto internazionale».
Gli Usa di Trump e il multilateralismo
Il segretario di Stato, che domani 19 aprile riceverà il vicepresidente statunitense J. D. Vance in visita a Roma, nell’intervista risponde poi a una domanda sulle politiche di Trump e sul multilateralismo. «È chiaro che l’approccio dell’attuale amministrazione Usa è molto diverso da quello a cui siamo abituati», riconosce Parolin aggiungendo: «La Santa Sede si sforza sempre di mettere la persona umana al centro e sono tante le persone vulnerabili che soffrono enormemente, ad esempio, a causa dei tagli agli aiuti umanitari». «La Santa Sede – chiarisce . sostiene costantemente un approccio multilaterale e ritiene che il diritto internazionale e il consenso degli Stati debbano sempre essere favoriti».
Un ruolo quello in difesa del multilateralismo che dovrebbe spettare innanzitutto all’Europa. «In questa prospettiva – afferma . appare infelice l’espressione riarmo, che è sempre prodromo di chiusure e di nuovi conflitti, per giustificare l’esigenza dell’Europa di investire nella propria difesa, anche alla luce di un disimpegno statunitense al riguardo».
Il segretario di Stato esclude che, a causa delle numerose guerre, siamo di fronte a «l’anno zero nel dialogo delle fedi»: non bisogna cadere – fa notare – nella «trappola che ci troviamo di fronte a scontri di natura religiosa» in quanto «semmai si tratta di manipolazione della religione e dei valori spirituali per fini molto più terreni».
L’importanza del dialogo
Riguardo la devastazione di Gaza, Parolin parla di dati e immagini «umanamente orribili e moralmente inaccettabili». «La legittima difesa è lecita – dichiara -, ma non può mai implicare l’annichilimento totale o parziale di un altro popolo o la negazione del suo diritto a vivere nella propria terra».
Rispondendo ad una domanda sui rapporti con la Cina, il cardinale conferma che «la Santa Sede mantiene certamente il desiderio di avere un proprio ufficio di collegamento a Pechino», un passaggio che rimane al momento «nel novero dell’auspicabile». Dal segretario di Stato, infine, un appello all’importanza del dialogo: «Credo che il maggiore contributo che la Santa Sede possa dare nell’attuale panorama internazionale sia proprio quello del dialogo: testimoniarne l’importanza e praticarlo in prima persona, anche quando risulta difficile, anche qualora dovesse essere una scelta impopolare, perfino quando dovesse sembrare inutile e improduttivo».