L’editorialista di “+972” e “Local call”, racconta ai media vaticani il successo delle due testate indipendenti, fondate da israeliani e palestinesi. Gli articoli, le inchieste e il grande successo del film ‘No other land’: “Un riconoscimento della nostra lotta comune contro l’occupazione e per la pace”
Roberto Cetera e Roberto Paglialonga – Città del Vaticano
Redazioni miste, in cui lavorano e convivono pacificamente israeliani e palestinesi, che insieme le hanno anzi ideate; un numero di lettori che ha superato i 220.000, in particolare dal 7 ottobre 2023; infine, le tante inchieste relative alla guerra in corso a Gaza. A spiegare il successo di due testate come “+972 Magazine” e “Local call”, di cui il 7 aprile abbiamo qui raccontato la storia, “indipendenti ma con un rapporto tra loro molto stretto, tanto da essere quasi gemelle”, è Meron Rapoport, editorialista e giornalista di entrambe, intervistato a Roma dai media vaticani.
L’inchiesta Lavender e l’alto numero di civili uccisi
Accanto ad articoli con lo stile di un blog e a vari approfondimenti, “ultimamente ci siamo concentrati soprattutto sulle inchieste”, dice. Quella che ha avuto più attenzione, anche presso molti media occidentali, e ripresa da L’Osservatore Romano e Vatican News, è stata su “Lavender”, l’applicazione di AI in dotazione all’esercito israeliano e sviluppata per identificare chi appartiene a Hamas e Jihad islamica. “Solo che, così com’è prodotta, essa etichetta un numero di persone, delle quali però non tutte sono alla fine ‘terroristi’. C’è un grande margine di errore”. In sostanza la macchina è programmata per “comporre la lista dei presunti obiettivi, circa 37.000, da uccidere. Una sorta di lista di morte (kill list, in inglese)”, nella quale sono finiti spesso anche civili innocenti. Rapoport spiega che il pacchetto tecnologico predisposto ammetteva per l’uccisione di ogni “militante di basso grado fino a 20 civili come cosiddetti ‘collateral damages’, e fino a 100 – ma si pensa forse anche fino a 300 – nel caso il bersaglio fosse un funzionario di alto grado. La decisione non è presa direttamente dall’AI, spetta comunque all’esercito, ma l’AI ha da quel momento fornito i mezzi per farlo”. Da qui l’alto numero di vittime, denunciato dall’inchiesta.
“Due Stati riuniti in una federazione”
Benché “+972” e “Local call” siano strumenti attivi nel campo della pace e dell’ispirazione del movimento pacifista, “noi siamo giornalisti indipendenti e pertanto non aderiremo direttamente alla grande manifestazione in programma l’8 e 9 maggio a Gerusalemme. Tuttavia – dice Rapoport – molti di noi sono attivisti, anch’io con la mia associazione “A land for all” (“Una terra per tutti”). La nostra visione è che debbano esistere due Stati indipendenti ma uniti in una sorta di federazione in cui siano previsti il libero scambio, il libero movimento e la residenza per tutti, ovunque si voglia. Ci ispiriamo un po’ all’esempio della vostra Europa”, afferma.
Lottare insieme contro l’occupazione e per la pace
Una testimonianza di come una lotta pacifica per la convivenza possa essere fatta insieme è venuta dal film No other land, realizzato da due giornalisti di “+972”, l’israeliano Juval Abraham e il palestinese, originario della Cisgiordania, Basel Adra. “È stato un lavoro di documentazione durato anni. I nostri giornalisti hanno filmato la distruzione che provocano le incursioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania, così come si svolgono le forme di lotta cui partecipano tanto palestinesi locali quanto israeliani. Pertanto, la vittoria dell’Oscar per tutti noi, oltre alla grande soddisfazione naturalmente, è stata il riconoscimento che si può lottare insieme, resistere insieme, contro l’occupazione e l’apartheid”. Insieme: la parola chiave per avviare percorsi di rispetto reciproco e pacifica convivenza.