Nella V domenica di Quaresima – come da tradizione – a San Pietro ha luogo l’ostensione della Veronica, il sudario con il quale la pia donna asciugò il viso di Gesù nell’ascesa al calvario. Ma sono tre le immagini del volto di Cristo, non dipinte da mano d’uomo, giunte fino ai nostri giorni. Con una rigorosa analisi storica la teologa Veronika Seifert risponde a tanti interrogativi: “Il Volto Santo, descritto nel Vangelo, è l’immagine del Risorto: la reliquia più preziosa posseduta dalla Chiesa”
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un nesso affascinante lega la Veronica, la Sacra Sindone e il Sacro Volto di Manoppello. Tre sacre reliquie, tre preziose acheropite, ovvero immagini non dipinte da mano d’uomo, che rispettivamente restituiscono ai fedeli l’effige del Cristo sofferente, morto e risorto.
Mistero e incognite
Incredibili testimonianze la cui storia, avvolta dal mistero e costellata di eventi, ha fatto sorgere non pochi interrogativi ed equivoci, come quello del presunto furto della Veronica dal Vaticano, seguito al Sacco di Roma.
La Veronica e il Volto Santo
Nell’immaginario comune il velo con il quale la pia donna asciugò il viso sofferente di Cristo durante l’ascesa al Calvario, custodito nella Basilica di San Pietro e qui esposto nella quinta domenica di Quaresima, è stato sovente confuso con quello giunto nel XVII secolo nel convento abruzzese dei Cappuccini da Roma.
Convergenze e divergenze
Tra i due intercorrono incredibili punti di contatto, ma anche profonde divergenze: dagli occhi, chiusi o aperti, al “disegno” impresso sulla stoffa in modo più o meno leggibile. Altro dettaglio altamente significativo è la sovrapponibilità tra il volto della Sindone di Torino e quello di Manoppello che, a sua volta, combacerebbe anche con la Veronica.
Veronica, la “vera-icona”
Suffragata da un solido apparato documentario e iconografico è la ricerca appassionata e puntuale condotta negli ultimi anni da Veronika Maria Seifert, dipendente della Santa Sede e docente di Storia della Chiesa all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare, pubblicata da Velar e intitolata “Il sudario della Veronica e il Volto Santo”.
“Quando si parla della Veronica – spiega l’autrice a Vatican News – si intende la reliquia del sudario su cui secondo la tradizione durante la Via Crucis Gesù ha impresso il suo volto pieno di sangue. Con il termine ‘Veronica’ noi oggi intendiamo sia la pia donna che ha offerto il sudario a Gesù, sia la reliquia. Quest’ultima durante l’ostensione può essere vista solo da lontano e appare come un’immagine scura, difficilmente riconoscibile. Il sudario della Veronica è scuro perché è una reliquia di sangue ed il sangue diventa scuro: gli occhi di Gesù, vero Dio e vero uomo, in esso sono socchiusi. Come noi chiudiamo gli occhi quando ci si avvicina a qualcosa, anche Gesù, vero uomo, per effetto del riflesso palpebrale ha socchiuso gli occhi asciugandosi il volto sofferente. Inoltre nelle varie iconografie della Veronica, autorevoli in quanto eseguite con il permesso della Basilica di San Pietro, non è presente la corona di spine. Asciugando il volto Gesù non l’ha toccata per non aumentare il dolore”.
Veronica è letteralmente la vera-icona della passione. Perché allora tante rappresentazioni artistiche ce la consegnano con l’espressione di un Cristo non sofferente?
Questa domanda è molto interessante: finora non eravamo in grado di rispondere. Analizzando molti documenti mi sono accorta che nel Medioevo molte fonti testimoniano la conservazione a Roma di due archeopite, due sudari non fatti da mano d’uomo. La più importante era conservata nel Sancta Sanctorum, la Cappella Papale presso San Giovanni in Laterano. Viene chiamata “Volto Santo” o anche Uronica. Questo termine si fa risalire alla radice ebraica “ur” che significa “essere chiaro”, “illuminare”, “accendere”. L’altra reliquia la troviamo fin dall’VIII secolo a San Pietro, è la Veronica”.
Abbiamo due culti diversi legati a questi due sudari. La reliquia conservata presso il Sancta Sanctorum è identificata nella Tabula Magna Lateranesis, una grande iscrizione musiva realizzata nel 1291 sotto Nicola IV (1288-92), che oggi si trova nel corridoio della Basilica di San Giovanni in Laterano. Nella Tabula Magna Lateranensis sono elencate le reliquie più importanti conservate presso San Giovanni e vi è menzionato anche il sudario posto sul capo di Cristo: “Item sunt ibi sudarium quod fuit super caput eius”. Sono parole che ricalcano quelle dell’Evangelista Giovanni “sudarium, quod fuerat super caput eius” al versetto 20 del capitolo 7: “vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posta sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte”. Le “bende grandi” sarebbero la Sindone di Torino, il sudario piccolo invece è indicato come piegato separatamente. Interessante l’esegesi di questo versetto: al sudario piccolo è dedicata più importanza rispetto alla sindone grande. Che cosa è più importante rispetto alla Sindone su cui è raffigurato il Cristo morto? La raffigurazione del Cristo risorto!
La reliquia del Volto Santo ha compiuto un percorso particolare lungo la storia?
Molto particolare! Dobbiamo immaginare che questo sudario fosse la reliquia di Cristo più preziosa che la Chiesa possedesse. Tuttavia non se ne parlava più di tanto. Tra le avversità e le persecuzioni vissute dalla Chiesa nei primi secoli, il miglior modo per proteggere la reliquia più importante di Cristo era non parlarne. Pochi quindi ne conoscevano l’esistenza. Da Gerusalemme era arrivata a Constantinopoli, quindi durante la persecuzione iconoclasta il patriarca Germano la inviò a Roma dove Papa Gregorio II la custodì nel Sancta Sanctorum. Tutt’oggi si crede che la vera acheropita del Sancta Sanctorum sia l’icona lignea del San Salvatore. Io affermo, e prima di me lo affermava il gesuita Heinrich Pfeiffer, che questa icona lignea in realtà altro non fosse che il nascondiglio, o il “reliquiario” come affermato da don Josef Laeuffer, della vera reliquia, del sudario di Cristo.
Chi ne era a conoscenza, sapeva guardare oltre il contenitore. Chi invece non lo sapeva ha pensato che la vera reliquia fosse il reliquiario, ovvero l’icona lignea. Per secoli il Volto Santo è stato conservata nel Sancta Sanctorum che a questo deve il suo nome: è il luogo più santo di tutti i luoghi del mondo. Verso la fine del Trecento, quando i Papi si trasferirono ad Avignone, tutta la zona di san Giovanni in Laterano cadde in uno stato di abbandono. Ipotizzo che Urbano V, il primo Papa tornato dall’esilio avignonese, prese il sudario e lo trasferì in un ambiente protetto nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dove si custodiva anche la Veronica. È così che nella storia dell’arte sono state introdotte due raffigurazioni diverse legate al sudario della Veronica. Accadeva infatti che un pellegrino o un pittore vedesse la Veronica sofferente durante l’ostensione in Basilica o che un altro artista contemplasse il sudario del Risorto e rappresentasse la Veronica con il viso raggiante. Il popolo non aveva idea che in San Pietro fossero presenti entrambe le reliquie. Lo sapevano solo il Papa e i canonici che si occupavano delle ostensioni.
La sua è una ricerca di tipo storico, molto ben documentata. La storia tuttavia non può dire una parola compiuta e definitiva sull’autenticità delle reliquie, se esse siano realmente una testimonianza di Cristo. Cosa rispondere?
Io ho fissato quattro criteri per capire se una reliquia è autentica o no. Innanzitutto dobbiamo chiederci: chi è il proprietario della reliquia? Se pensiamo ai due sudari, Veronica e Volto Santo, il proprietario è il Papa. Secondo criterio: il luogo di conservazione. Il Volto Santo è stato conservato nella Cappella Papale, concepita come una cassaforte; la Veronica in un ciborio nella Basilica di San Pietro raggiungibile soltanto da una scala sul soffitto in un luogo stra-protetto. Terzo criterio: la storia della devozione. In ambedue i casi abbiamo due storie di devozione due inni, due processioni. Quarto criterio: se esistono miracoli. In ambedue i sudari sono riferiti miracoli.
È verosimile pensare che dopo la morte, resurrezione e ascensione di Gesù qualcuno abbia custodito queste reliquie, come si fa quando una persona cara ci lascia e si desidera conservare un oggetto che le è appartenuto…
È vero. Immaginiamo quando Gesù è morto. La Madonna, gli apostoli, che cosa avranno fatto? Gli amici di Gesù, Dio fatto uomo, avranno raccolto tutti gli oggetti che Gesù ha posseduto o toccato. Questi oggetti preziosi sono stati poi trasmessi, conservati da una generazione all’altra, con devozione e rispetto.
Ad un certo punto il Volto Santo ha lasciato il Vaticano. E nei primi decenni del XVII secolo ne è attestata la presenza a Manoppello. Cosa è successo?
Gli scienziati discutono se la Veronica dopo il Sacco di Roma sia stata rubata o no. Questo porterebbe qualcuno ad accusare, quantomeno indirettamente, il Vaticano o il Papa di ingannare i fedeli esponendo una falsa Veronica. Io sostengo che la Veronica non sia mai stata rubata e che sia tuttora nella Basilica di San Pietro. Partendo dalla convivenza delle due reliquie posso spiegare che ad essere rubato sia stato il sudario del Volto Santo. Ho trovato documenti molto interessanti: Urbano VIII nel XVII secolo diramò una circolare a tutti i Vescovi d’Italia. Chiedeva loro di esortare sacerdoti, predicatori, confessori ad indagare su chi possedesse una Veronica affinchè queste immagini fossero consegnate alle autorità ecclesiastiche, pena la scomunica: fu un provvedimento molto duro!
Urbano VIII non poteva ammettere pubblicamente che era stato rubato il sudario del Volto Santo perché, a parte poche persone, nessuno sapeva che fosse custodito nella Basilica di San Pietro. Con questo escamotage tentò di ritrovare la reliquia più importante della Basilica. Purtroppo non ci riuscì. Ed è interessante notare che nel Santuario di Manoppello il Volto Santo sia stato nascosto per 40 anni in una nicchia dell’altare. Era necessario che passasse del tempo. Non avrebbero potuto esporre il Volto Santo in quel periodo a causa dell’obbligo a cui erano tenuti di consegnare questa immagine e non tenerla nascosta. Come il Volto Santo sia giunto a Manoppello è ancora una domanda a cui sto cercando di rispondere.
Entrambe le icone sembrano suggerire l’idea che Dio al compimento della Storia della salvezza, in Gesù Cristo, abbia voluto lasciare le immagini del suo volto. Quel volto che il salmista cercava, chiedendo al Signore che non gli fosse nascosto…
Sì, mi sembra di poter leggere un piano salvifico dietro questa storia. Nell’Antico Testamento c’era il divieto di farsi un’immagine di Dio, per evitare una falsa immagine di Dio. Con l’Incarnazione di Cristo Dio ha preso un volto e si è rivelato. Sembra come se abbia voluto che anche noi nel 2025 potessimo vederlo. Non ci ha lasciato una sola immagine, ma tre. I tre momenti più importanti della sua vita: la passione con il sudario della Veronica, la morte con la Sindone e la resurrezione con il Volto Santo.