Il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacci metteranno sempre di più l’Artico al centro di una importante competizione strategica, con nuove sfide geopolitiche e opportunità economiche, per la disponibilità di risorse preziose: idrocarburi, elementi rari, pesce e anche rotte commerciali. L’Esercito Italiano ha lanciato un programma per la realizzazione di una capacità di combattimento in ambiente artico e sub-artico, sfruttando – come apripista per lo sviluppo delle tattiche, leadership, sistemi e equipaggiamenti necessari – l’esperienza nel combattimento in montagna e a climi rigidi delle Truppe Alpine, arricchita proprio quest’anno dalla partecipazione del 2° Reggimento Alpini alla grande esercitazione alleata al Circolo Polare Artico chiamata “Cold Response”.
Una componente importante del programma è “Campo Alta Quota”, la campagna di sperimentazione scientifica condotta a dicembre dal Centro Addestramento Alpino di Aosta sul massiccio del Monte Bianco – un laboratorio naturale a 3500 metri di altitudine che replica le condizioni artiche – con la partecipazione di docenti e ricercatori del CNR e di diversi atenei italiani.
Fisiologia umana, meteorologia, alimentazione & statistica applicata ai materiali, processi cognitivi, Big Data & Intelligenza Artificiale sono stati gli ambiti di ricerca che per tre giorni hanno interessato tre gruppi omogenei di giovani militari in forza ai reggimenti delle Truppe Alpine, al 4° reggimento Alpini Paracadutisti e alla Scuola Ufficiali dell’Esercito, i quali sono stati impegnati in movimenti di due ore sul ghiacciaio e pernottamenti in tenda a temperature percepite di -20°, prima di essere sottoposti a una serie di test per valutare scientificamente le performances del personale militare e di materiali ed equipaggiamenti in condizioni estreme di elevato stress psico-fisico, frutto della combinazione di alta quota e basse temperature.
In particolare, l’Istituto di fisiologia Clinica del CNR di Pisa e Milano – insieme alla Società Italiana di Medicina di Montagna – ha condotto studi sull’acclimatazione e sull’adattamento alla quota e al freddo con valutazione di risposte fisio-biologica del sistema cardio-vascolare e polmonare, associate a quantificazioni sistemiche di stress ossidativo, infiammazione e danno d’organo, e metabolomica; l’Università di Bologna, col supporto di CONI Valle D’Aosta – Scuola dello Sport, ha svolto uno studio di human performance e valutazione dei condizionamenti ambientali sui processi neurologici; l’Università degli Studi di Milano – attraverso il suo polo Unimont di Edolo – ha provato la tecnologia di micro-sensori (propri del mondo speleologico) per rilevare la temperatura corporea e dell’ambiente per valutare la migliore coibenza dei diversi materiali impiegati, oltre ad effettuare ricerche sulle innovative razioni alimentari di alta montagna dell’Esercito, che offrono 3000 Kcal compattate in meno di un kg di peso; l’Università della Montagna di Edolo ha installato una stazione climatologica in quota, mentre l’Università della Valle D’Aosta si è occupata dello sviluppo di un unico data base per lo studio delle interrelazioni tra i diversi settori. Gli studi scientifici, le innovazioni e le applicazioni tecnologiche verranno utilizzati dalla Difesa per le sue necessità operative, consentendo al tempo stesso un confronto fra le diverse expertise delle aziende di settore – nell’ambito di specifiche call tecnologiche – con lo scopo di proporre e condividere prodotti, soluzioni tecnologiche e potenziali collaborazioni.
Prossimo appuntamento, la presentazione dei risultati di Campo Alta Quota 2024, che saranno resi noti nella primavera del 2025.