
Una manifestazione dei Friday for Future a Torino.
l Senato accademico dell’Alma Mater, riunitosi il 20 settembre, ha approvato con 16 voti a favore e 13 contrari, la mozione portata dai rappresentanti degli studenti che proponeva la sospensione di tutte le attività didattiche dell’Università di Bologna nel giorno successivo alle elezioni politiche nazionali, ovvero il 26 settembre, per poter permettere a tutti e tutte di rientrare nella propria città di studio senza perdere alcuna lezione.
«Una misura importante verso la garanzia del diritto al voto per gli stuenti fuori sede», hanno dichiarato alcuni rappresentanti delle organizzazioni studentesche.
Uno dei fattori che alimenta l’astensionismo, in particolare tra i più giovani, è l’assenza in Italia di una legge che consenta ai cittadini fuorisede di votare nel luogo in cui si trovano per studio o lavoro, evitando viaggi lunghi e costosi per il rientro alla propria residenza. Gli elettori fuorisede nel nostro Paese sono circa 5 milioni, quasi tutti compresi nell’elettorato potenziale degli under 35 che è di circa 10 milioni di persone. Il viaggio per rientrare a casa quindi è un disincentivo al voto che colpisce in particolare le giovani generazioni, quelle di cui tutti i partiti parlano ma per cui non hanno proposto una soluzione. L’Italia, insieme a Malta e Cipro, è l’unico Paese europeo che non permette il voto fuorisede elettronico.
Il voto elettronico, che si divide in e-voting (electronic voting) ed i-voting (internet voting), è una modalità utilizzata nel mondo da differenti nazioni.
La prima modalità consente agli elettori di votare non più servendosi della scheda elettorale cartacea (la solita carta e matita) bensì utilizzando quella digitale. L’e-voting consente infatti di votare sempre presso il seggio ma attraverso delle macchine digitali mentre l’i-voting consente di votare da remoto attraverso internet.
Antesignana per quanto riguarda l’i-voting, è l’Estonia che dal 2007 ha adottato il voto elettronico online servendosi di un lettore collegato al computer al cui interno si può inserire la propria carta d’identità digitale. Attraverso una password aggiuntiva gli elettori possono esprimere il proprio voto da casa. L’i-voting è pensato come soluzione alternativa al voto presso il seggio e viene utilizzato dal 30% degli elettori.
Un luogo in cui l’e-voting è diffuso e quindi si vota attraverso delle macchine o computer appositi sono gli USA. Le macchine adottate per l’e-voting sono differenti e vanno da quelle a schede perforate, alla lettura ottica, alla registrazione elettronica diretta in cui si emette una ricevuta in cui l’elettore può vedere il voto espresso e verificarlo.
In Italia la situazione è del tutto differente. Benché vi siano delle spinte ad adottare l’e-voting per le elezioni politiche, vi sono come sempre molti dubbi supportati dalla totale assenza di linee guida a riguardo. Si registrano degli esprimenti, come quello fatto in Salento (Salento e-voting) che contribuiscono sicuramente alla sensibilizzazione riguardo a questo tema.
La panoramica cambia quando si parla di i-voting e dunque del voto elettronico online. In Italia questa tecnologia viene presa in considerazione principalmente per votazioni amministrative. Vi sono infatti diverse associazioni e imprese che hanno scelto di lasciare la scheda elettorale analogica e di accogliere il voto elettronico online. Sono state organizzate da metà del 2016, più di 20 elezioni online per diverse istituzioni italiane.
Nel frattempo stamattina si sono trovati nelle piazze di tutto il mondo i Friday for Future, per uno sciopero globale per il clima. Da parte degli studenti italiani di nuovo arriva l’accuso alle istituzioni di non avere ascoltato le loro istanze sul clima. «Perche dovremmo votarvi se non ci avete ascoltato» è una delle scritte comparse oggi nel nostro Paese, a pochi giorni dal disastro delle Marche. I ragazzi lamentano “Campagne dei partiti troppo brevi, mancano misure contro la crisi climatica”. Il Global Strike è un evento organizzato a livello internazionale, la cui linfa vitale sono milioni di giovani che, in tutto il mondo, portano avanti la battaglia contro il cambiamento climatico chiedendo provvedimenti concreti ai propri governanti.